GRAFFITI: La mostra al Museion di Bolzano

L'esposizione museale che esplora per la prima volta in Italia il legame tra graffiti, street art e arte contemporanea. Scopriamo la mostra con i curatori Leonie Radine e Ned Vena.

31.05.25

A fine marzo, Museion ha inaugurato una mostra dedicata al rapporto tra graffiti e arte contemporanea. E’ la prima esposizione istituzionale in Italia a esplorare l’evoluzione dell’uso della pittura spray nell’arte, Graffiti indaga come il linguaggio visivo proprio della città e della strada abbia influenzato la pratica artistica in studio. La mostra propone una lettura dei graffiti soprattutto come una prospettiva unica per osservare e vivere il paesaggio urbano.

Ne ho parlato con i curatori Leonie Radine e Ned Vena

I graffiti in quanto tali sono raramente visibili nelle gallerie e nei musei, ma la loro estetica è stata incorporata nelle opere di tanti artisti; come Keith Haring, che potrebbe essere definito un pioniere della street art.

Molti artisti noti hanno iniziato la loro carriera lavorando in un modo che oggi definiremmo street art, ad esempio Gordon Matta-Clark, Jenny Holzer e Barbara Kruger.

Il “Language of the Wall”, con tutto il suo background storico e la sua correlazione con l’arte contemporanee, ha finalmente dato il via a una mostra collettiva immersiva e meticolosa, che per la prima volta in Italia affronta il tema. Sembra piuttosto ambizioso. Qual è stata la metodologia curatoriale e l’approccio di ricerca utilizzato per realizzare questo progetto?

Ned Vena: Questa mostra è nata da una conversazione continua tra me e la curatrice di Museion, Leonie Radine, che ha messo in luce i punti di contatto tra graffiti e arte contemporanea. Tuttavia, esisteva un punto cieco tra queste due realtà, e le opere in mostra illuminano questo spazio liminale, contribuendo a far emergere connessioni che in precedenza erano rimaste inosservate. L’idea non era quella di legittimare i graffiti come forma d’arte, come fanno altre mostre di questo tipo, ma piuttosto di considerarli come un tema da esplorare, esattamente come accade con qualsiasi altro argomento scelto per una mostra. Veniamo da due esperienze distinte e separate per quanto riguarda la ricerca e la metodologia curatoriale: Leonie è una curatrice e una storica dell'arte, io sono un graffiti writer e un artista. Questa mostra è stata possibile solo grazie alla combinazione di questi due diversi background e approcci, e ha come obiettivo quello di creare connessioni nuove, forti e inaspettate. Credo che tutto ciò sia frutto proprio della nostra collaborazione nella curatela. Le opere presentate in mostra parlano della verità dei graffiti, coinvolgono la storia dell'arte in modo sincero e profondo e creano un rapporto simbiotico con le pratiche più convenzionali, tipiche dello studio.

Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo: Luca Guadagnini. Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo: Luca Guadagnini.

Solo per te Vena; hai detto: “Graffiti è una mostra che include opere che non riguardano necessariamente i graffiti o che provengono da quel mondo, ma sono opere che, quando le guardo, evocano le mie esperienze con i graffiti”. Potresti fare qualche esempio?

NV: Una delle tematiche principali della mostra è la vernice spray e il suo uso da parte di artisti, graffitari e molti di coloro che fanno entrambe le cose. Hedda Sterne usò la vernice spray già nel 1955, nel dipinto in mostra Untitled. Questo avvenne solo pochi anni dopo il brevetto della vernice, e ancora più di un decennio prima che il moderno movimento dei graffiti avesse inizio a New York. L'artista proveniva dall'espressionismo astratto e dalla Scuola di New York, e trattava la vernice come uno strumento industriale con capacità artistiche simili a quelle degli smalti, quelli del reparto ferramenta, che venivano usati anche da Jackson Pollock e Frank Stella nello stesso periodo. Sono affascinato dalle opere delle e degli artisti realizzate con la vernice spray prima che i graffiti per come li conosciamo iniziassero a comparire nella metropolitana di New York. Quando vedo una linea dipinta con lo spray, mi vengono subito in mente i graffiti. Una volta che la vernice spray si affermò come strumento principale per i graffiti, il suo significato diventò intrinsecamente legato ad essi e agli atteggiamenti e ai gesti a loro associati. Vedere un'opera realizzata con la vernice spray prima che questa associazione venisse stabilita crea in me un glitch, un errore nella matrice.

Guardare questo strumento senza alcuna connotazione, speculare su come deve essersi sentito l'artista nel premere un bottone e sprigionare una striscia di vapore colorato che si espande e si contrae al variare della vicinanza dell'ugello, è per me davvero sorprendente. Sterne utilizzava la vernice spray per rappresentare i ponti ferroviari di New York. Nella sala accanto al suo quadro, in mostra, vediamo l'artista Rammellzee che rappresenta un ponte ferroviario a Far Rockaway, nel Queens, quasi tre decenni dopo Sterne, utilizzando anch'egli la vernice spray. Un altro glitch.

Una parte della mostra è concepita come un paesaggio urbano, abitato da opere che riflettono e incorporano diverse realtà cittadine. Puoi raccontare questa sezione dell’esposizione e il suo forte legame con il contesto urbano, approfondendo anche l’eventuale interazione con le comunità locali?

Leonie Radine:Mentre il terzo piano offre una panoramica di esempi di pittura spray e di graffiti pittorici dagli anni Cinquanta a oggi, il quarto piano è stato trasformato in un paesaggio urbano, dove i graffiti e l’arredo urbano fungono da materiale per sculture e installazioni spaziali, oltre a essere protagonisti di film e fotografie. Questa parte superiore della mostra presenta una selezione di opere dagli anni Settanta a oggi di artiste e artisti contemporanei che condividono l'apprezzamento per il ruolo dei graffiti nel plasmare la vita e la cultura urbana. 

Al centro c'è l’opera New Media Express (2014-16) di Josephine Pryde, un modellino di treno in scala ridotta su cui visitatori e visitatrici possono salire per sperimentare un cambiamento di prospettiva sulla “città” che li circonda. Il treno è ricoperto da graffiti in miniatura realizzati da writers di Bristol e Berlino, dove l'opera è stata precedentemente esposta. Un esempio chiave di come i graffiti possano essere intesi come un modo di guardare alle realtà urbane – e di come gli artisti contemporanei riconoscano i graffiti come parte significativa dell'architettura urbana e della cultura della resistenza – sono anche le sculture ready-made di Klara Lidén. L'artista ha raccolto bidoni della spazzatura e centraline elettriche pieni di tag e adesivi da vari spazi urbani internazionali e li ha trasferiti nello spazio espositivo. Gli ambienti urbani sono sempre stati lo sfondo e il bacino di materiali per il lavoro multidisciplinare di Lidén, che punta l'attenzione su spazi pubblici piuttosto trascurati e abitati da persone che lasciano tracce dietro di sé.

Visitatori e visitatrici incontreranno anche una scultura che riproduce una vetrina urbana, di una qualsiasi attività commerciale, ricoperta di graffiti, opera di R.I.P. Germain, che esamina criticamente il modo in cui l'esclusione crea spazi para-istituzionali e reti di supporto per le comunità svantaggiate che non hanno accesso alle risorse essenziali. L'artista ha recentemente creato quest'opera come parte di una serie di “false facciate” che si possono trovare in varie città. Sembrano luoghi ordinari, ma spesso nascondono attività illegali, mentre servono anche come spazi di assistenza e interazione sociale.

Un altro esempio di forte legame con le comunità è espresso dalle fotografie di Clayton Patterson, che ha dedicato la sua vita a documentare la cruda creatività urbana del Lower East Side di New York. L'opera video Mrs. Peanut Visits New York di Charles Atlas mostra Leigh Bowery in posa davanti alla facciata ricoperta di graffiti del leggendario centro per l'arte e l'attivismo del Lower East Side di New York, ABC No Rio.

Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo: Luca Guadagnini. Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo: Luca Guadagnini.

Gli atti di sfida e l'espressione della libertà personale sono profondamente connessi ai graffiti, sono visti come una protesta informale contro la società e tutto ciò che simboleggia. Quanto di questa fase di protesta rimane nel tuo lavoro?

NV: I graffiti sono un'azione molto potente che racchiude in sé la capacità di espressione personale, di protesta, di distruzione o di qualsiasi altro impulso che un individuo possa avere. Possono essere eseguiti in molti modi. C'è uno spettro d’azione che contiene arte, vandalismo, protesta, noia, libertà e molti altri impulsi e spinte. Riconosco che i graffiti sono in grado di fare tutto questo e molto di più, ma il mio interesse è personale e deriva dai graffiti della metropolitana di New York e dalla conseguente cultura che si è sviluppata intorno ai graffiti. Amo i graffiti non solo per la loro potenza, ma anche per quanto possono essere personali. Il significato che hanno per me è unico, come lo è per chiunque li realizzi. I graffiti sono il modo in cui vedo e interagisco con la città. Questa visione e interazione si estende dall'esterno all'interno. Controllano il mio modo di vedere e quindi sono il regista del mio lavoro. I graffiti sono divertenti in un modo che le pratiche artistiche più convenzionali non possono essere. Ci sono rischi intrinseci associati ai graffiti che non sono possibili con la tipica arte da fare in studio. Mi piacciono questi elementi e non cerco di approssimarli o replicarli nel mio lavoro. Il fare arte ha dimensioni e realtà proprie che sono difficili da riproporre con i graffiti. Tuttavia, esistono delle sovrapposizioni: il mio lavoro esiste all'interno di queste sovrapposizioni. La mostra è in gran parte incentrata sui punti di contatto armoniosi in cui questi mondi si sovrappongono.

Questa esposizione inaugura anche un nuovo progetto di ricerca a lungo termine di Museion che si concentra sull'arte come pratica sociale e urbana. Puoi parlarcene?

LR: Questa mostra apre la strada a una nuova linea di ricerca, THE SOFTEST HARD, che desidera esplorare l'arte come forma di resistenza non violenta. I graffiti sono una delle forme più visibili di protesta e attivismo urbano, eseguiti e fatti propri per proteggere e sensibilizzare le comunità emarginate, la loro storia e la loro esistenza, e per difendere i diritti umani. In un periodo in cui la radicalità gentile è sempre più riconosciuta come una forza potente per la democrazia e il cambiamento sociale, questa mostra fa luce sul ruolo dei graffiti all'interno di queste conversazioni.

La mostra successiva a questa, che sarà sempre inserita in questa linea di ricerca, aprirà in autunno e sarà la prima retrospettiva europea dell'artista francese di origine marocchina Nicola L. (1932-2018), che ha letteralmente esplorato la morbidezza come forma di resistenza per sfidare le strutture di potere egemoniche. Le sue sculture morbide, i dipinti indossabili, le performance pubbliche e i suoi  film sono intrisi di attivismo femminista e antirazzista.

Puoi raccontarci esperienze o influenze specifiche che hanno influenzato l'allestimento della mostra?

LR: Come in ogni mostra, il punto di partenza per l'allestimento sono le opere stesse e l'ambizione di dare a ciascuna di esse lo spazio che richiede. Anche il modo in cui le abbiamo trovate e individuate ha influenzato le nostre decisioni sull'allestimento. Questa volta ci siamo rivolti a modi sostenibili per conservare molto dell'architettura temporanea della mostra precedente e non abbiamo costruito molte nuove pareti. Grazie a poche modifiche architettoniche abbiamo potuto creare un percorso completamente nuovo, come una passeggiata attraverso la storia della pittura spray e dei graffiti al terzo piano e un vasto paesaggio urbano aperto al quarto piano.

NV: Ho fatto graffiti con molti degli artisti in mostra. Ammiro anche i loro graffiti e hanno influenzato e ispirato alcuni aspetti del processo installativo. L'architettura è necessaria per l'esistenza dei graffiti. Lo spazio è un aspetto dell'architettura. I graffiti richiedono una superficie. L'arte funziona nello spazio. Museion è uno luogo incredibile e dinamico. È stata una sfida produrre una mostra sui graffiti all'interno del museo. È stata un'esperienza unica e diversa da tutte le altre che ho avuto con i graffiti o con l'arte.

Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo: Luca Guadagnini. Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo: Luca Guadagnini.

Quali sono le opere site-specific?

Tra questa selezione con numerosi prestiti da varie collezioni, patrimoni, studi di artisti e gallerie, ci sono diverse opere nuove significative realizzate in situ. Ad esempio, Matias Faldbakken ha concepito una grande nuova installazione di piastrelle con tracce di segni di vernice spray cancellati, in continuità con la sua serie Remainders, che ricorda i muri delle stazioni della metropolitana con i loro strati di graffiti rimossi. Con la sua opera TILE ESCALATION (2025) imita un motivo a piastrelle nella tromba delle scale di una stazione della metropolitana di Oslo che attraversa spesso nel suo percorso in città. Il writer di graffiti di Amburgo N.O.Madski ha realizzato due nuovi pezzi su una delle nostre finestre e su una parete, in dialogo con le opere di KAYA, in una vasta configurazione spaziale che include anche le sue sculture a forma di candela. Altri lavori con vernice spray sono stati eseguiti da Ned Vena nello spazio, ad esempio l’opera di Maggie Lee, una linea nera spruzzata lungo la balaustra della tromba delle scale. Realizzate specificamente per il sito sono anche le opere di Monica Bonvicini, Lawrence Weiner e SoiL Thornton.

LR: In questa mostra, con molti prestiti provenienti da varie collezioni, privati, studi d'artista e gallerie, ci sono diverse nuove opere significative site-specific. Matias Faldbakken, ad esempio, ha concepito una nuova importante installazione di piastrelle con tracce di vernice spray cancellata, in continuità con la sua serie Remainders, che ricorda i muri delle stazioni della metropolitana con i loro strati di graffiti rimossi. Con la sua TILE ESCALATION (2025) imita il disegno delle piastrelle delle scale di una stazione della metropolitana di Oslo, dove passa spesso durante i suoi viaggi in città. Il graffitaro di Amburgo N.O.Madski ha eseguito due nuovi lavori su una delle nostre finestre e su una parete in dialogo con le opere di KAYA, in un'ampia configurazione spaziale, che comprende anche le sue sculture di candele. Altre opere spray sono state eseguite da Ned Vena nello spazio, ad esempio l'opera di Maggie Lee, una linea nera spruzzata lungo la balaustra delle scale. Anche le opere di Monica Bonvicini, Lawrence Weiner e SoiL Thornton sono state realizzate appositamente per Museion.

CB: Non rimane che visitarla.

Immagine di copertina: Exhibition view Graffiti, Museion, 2025. Photo: Luca Guadagnini.

Camilla Boemio è curatrice, scrittrice e consulente universitaria, con un focus sui sistemi interdisciplinari e una prospettiva femminista internazionale. È stata curatrice di progetti come Pera + Flora + Fauna alla Biennale di Venezia nel 2022 e mostre come TEN YEARS: BSR People 14-24 alla British School at Rome e The Bouvet Island al Museo Nazionale Etrusco.

Co-fondatrice della piattaforma non profit AAC Platform, ha lavorato su progetti europei innovativi con l'Università Politecnica delle Marche. Nel 2022 ha curato Segno Aperto di Bruno Lisi e Expanded Cinema con Ben River e Mathew Emmett.

Camilla ha partecipato a importanti eventi internazionali, come il padiglione nigeriano alla Biennale di Venezia nel 2016, e ha curato il libro The Edge of Equilibrium nel 2021, presentato a fiere come Artissima e Roma Arte In Nuvola.

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