Il Mondo dell'Arte: Noia e Banane

Come fiere e biennali hanno banalizzato l’arte contemporanea. Cosa serve per rilanciarla? Il caso della banana di Cattelan.

Autore:  Luca Rossi
15.01.25

L'elemento che caratterizza il mondo dell'arte negli ultimi anni è sicuramente la noia. È stato significativo durante il Covid vedere come il termometro del benessere di questo mondo, fosse caratterizzato dall'apertura o dalla chiusura delle fiere. Da qualche anno le fiere d'arte contemporanea, in Italia e all'estero, sono diventate delle piccole "biennali diffuse", ce n'è una ogni settimana. Nulla contro il mercato, anzi, ma il rischio di dover  "seminare" e "raccogliere" nello stesso posto e in pochi giorni, spinge necessariamente a banalizzare l'offerta; soprattutto se le gallerie che si dichiarano di arte "contemporanea" per stare in piedi si devono affidare al moderno (da Van Gogh agli anni 70) e ai più giovani chiedono linguaggi derivativi, cose facili da vendere. "Cose facili da vendere" significa cose noiose che abbiamo già negli occhi, che non ci sorprendono più, in cui non c'è coraggio. Se poi pensate che qualsiasi cosa tiriamo dentro uno stand di Art Basel assume valore e quindi prezzo, perché impegnarsi sulla Qualità? Anche questa è stata una delle tante lezioni che ci ha dato la banana di Maurizio Cattelan.

Luca Rossi, "Inside a booth at the Art Basel" Luca Rossi, "Inside a booth at the Art Basel"

C'è una fiera d'arte ogni settimana e queste caratterizzano ormai il mondo dell'arte, capite bene che la noia la fa da padrone. Voi direte: "ma ci sono le Biennali, le grandi mostre come Documenta e Manifesta". Anche queste sono diventati contenitori caotici con decine e decine di artisti ormai simili, prevedibili e intercambiabili; anche in queste mostre l'offerta si è appiattita esattamente come nelle fiere, soprattutto perché conta più la carta d'identità che la qualità dei contenuti. Se sei "Indigeno della Foresta Amazzonica", Gender Fluid, appartenente alla cultura Afro o Afroamericana, Femminista eccetera, al 80% il tuo lavoro va già benissimo. Tanto poi nessuno criticherà questi contenuti, perché bisogna andare d'accordo con tutti, "sia mai che quel curatore con cui vorrei lavorare si offenda"; ma anche perché questo mondo vive una forte marginalità nel dibattito pubblico, non ci sarà mai un caso Tony Effe, per intenderci.

Luca Rossi, "Inside a booth at the Art Basel" Luca Rossi, "Inside a booth at the Art Basel"

Come uscirne? Portando gli artisti fuori dai binari della dipendenza economica immediata. Nel mondo dell'arte oggi gli artisti dovrebbero fare tutt'altro nella vita, ed essere indipendenti, e sfogare nell'arte contemporanea la propria passione con coraggio e determinazione. Un giovane artista che esce dall'accademia invece, paradossalmente, è l'elemento più precario e dipendente dal mercato, e questo lo frega subito condannandolo all'estinzione in pochi anni. Ci vorrebbe una riforma radicale per cui l'arte contemporanea dovrebbe diventare la "spina dorsale" di qualsiasi percorso scolastico e universitario: faccio l'avvocato, l'economista o il fruttivendolo, ma poi ho la conoscenza di una certo alfabeto artistico, una certa consapevolezza di quella che è stata la storia dell'arte, e questo mi permette di fare anche l'artista ma in un modo finalmente coraggioso, determinato, efficace ed incidente. Ecco che la noia sparisce e forse anche il collezionista del contemporaneo recupera quella passione ormai perduta.

Immagine di copertina: Luca Rossi, "Inside a booth at Art Basel"

“Luca Rossi” è stato definito da Fabio Cavallucci la personalità artistica più interessante in Italia, il "rompiscatole del mondo dell'arte" (Nicolas Ballario) e la "nuova Vanessa Beecroft" (Giacinto Di Pietrantonio). Dal 2009 "Luca Rossi", collettivo aperto, blogger, critico, curatore, artista, figura controversa del sistema dell'arte, cerca di stimolare quotidianamente un maggiore confronto critico nell'ambito dell'arte contemporanea, come materia che potrebbe avere un ruolo fondamentale per il nostro presente. Dalle sue stesse riflessioni critiche, molto popolari nel mondo dell'arte, è discesa una progettualità artistica non convenzionale, progetti di divulgazione e di formazione con la creazione nel 2016 della "Luca Rossi Art Academy & Coaching". Alcuni "nodi critici" sviluppati negli anni da Luca Rossi (“Ikea Evoluta”, “Sindrome del Giovane Indiana Jones” e “Nonni Genitori Foundation”, ecc) sono entrati nel linguaggio dell'arte italiana e hanno modificato la prospettiva e la visione di molti operatori del settore e non solo. Nel 2014 la famosa critica d'arte Angela Vettese ha dichiarato che da quando legge i testi di Luca Rossi ha deciso di non dedicarsi più alla pratica dell'arte ma solo alla teoria.

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