
LE FERITE DI MILANO. COME L’ARTE PUÒ RICUCIRE LA STORIA
La nuova mostra alla Triennale di Milano esplora dieci eventi tragici che hanno segnato la città, utilizzando l'arte per ricucire la memoria collettiva.
Scarno e asciutto nell’allestimento eppure potente nell’essenzialità con cui riporta alla memoria alcune delle vicende più dolorose che hanno segnato Milano. Un disegno, una parola o un numero, la carta piegata e ripiegata su sé stessa, un palloncino bucato, una cerniera bianca, un foglio che si fa scultura: tanto basta a tratteggiare l’insondabile mistero della violenza. Un progetto ambizioso, e forse anche necessario, quello che presenta Triennale di Milano fino al prossimo 30 marzo. Perché se è vero, per dirla con le parole di Daniel Libeskind, architetto di Ground Zero a New York e del Museo Ebraico di Berlino, che “il trauma non è qualcosa che si può curare, perché è sempre lì”, è altrettanto vero che “ciò che possiamo fare è affrontare la ferita con una certa consapevolezza e risolutezza, per poterci dare un senso di futuro diverso dal semplice essere perseguitati dai fantasmi del passato”.
Rammendare il tessuto della storia attraverso il gesto artistico è ciò che intende fare la mostra Le ferite di Milano a cura di Spazio Taverna, lo studio fondato da Ludovico Pratesi e Marco Bassan che spiega: “È questa la seconda tappa di un evento che ha avuto luogo a Roma (con il titolo Le ferite di Roma) a febbraio 2023 presso la Galleria Mattia de Luca. L’idea di fondo è quella di ricucire, attraverso l’arte, le lacerazioni prodotte da accadimenti tragici. Non una mostra sulla storia della città, ma piuttosto una riflessione su 10 momenti drammatici che hanno in qualche modo cambiato il volto di Milano e il cui ricordo è ancora vivo nell’inconscio collettivo dei suoi abitanti”.
Chiamati a raccolta per questa occasione espositiva, 10 artisti che vantano un rapporto privilegiato con il capoluogo lombardo (chi vi è nato, chi qui si è formato artisticamente) e che muovendo dallo stesso foglio di carta Amatruda sono stati invitati a rivisitare, ciascuno secondo la propria poetica, il fatto a loro assegnato. Camilla Alberti (Milano, 1994), Francesco Arena (Brindisi, 1978), Stefano Arienti (Asola, 1961), Ruth Beraha (Milano, 1986), Valentina Furian (Venezia, 1989), Marcello Maloberti (Codogno, 1966), Liliana Moro (Milano, 1961), Diego Perrone (Asti, 1970), Paola Pivi (Milano, 1971), Luca Vitone (Genova, 1964), mettono insieme una narrazione corale strutturata come un ipotetico viaggio a ritroso nel tempo, dove a ogni stazione di sosta l’opera d’arte materializza l’incrocio della vita con la morte.
Il percorso segue un orientamento cronologico iniziando con la fucilazione del patriota italiano Amatore Sciesa del 1851, per poi proseguire con i Moti di Milano del 6-9 maggio 1898. Si continua con l’esplosione del teatro Kursaal Diana del 1921 alla bomba di Piazza Giulio Cesare del 1928, dalla strage di Piazza Fontana del 1969 all’omicidio del commissario Luigi Calabresi del 1972, passando per la morte di Walter Tobagi nel 1980, l’inchiesta Tangentopoli del 1992, l’attentato di Via Palestro del 1993, arrivando fino al più recente e tragico incidente che ha coinvolto l’aeroporto di Linate nel 2001. La risultante è un racconto trans-generazionale in cui ogni autore, diversificando forme, contenuti e modalità operative, dilata nel tempo e nello spazio il ricordo di questi episodi brutali, invitando lo spettatore a considerarli con maggiore consapevolezza.

“Tutte queste ferite che abbiamo selezionato - conclude Bassan - sono ferite in un certo senso autoinflitte, che Milano ha procurato a sé stessa e che forse poteva in qualche modo evitare. Portarle in superficie grazie al lavoro degli artisti significa farle emergere dai meandri dell’inconscio, per guarirle e provare a integrale con la nostra esistenza”.
Immagine di copertina: Camilla Alberti, La porta blu, 2025
Critica d’arte e curatrice, scrive per riviste italiane e straniere con un focus sull’arte contemporanea e attenzione ai temi della moda, del design e della fotografia. Curatrice indipendente, ha realizzato mostre di fotografia e di arte contemporanea, libri d’arte e cataloghi di mostre. Insegna Storia della Moda e Metodologia del Testo allo IED di Milano, dove è anche consulente per l’area di ricerca artistica. Nel 2014 ha lanciato il suo blog thedummystales.com, destinazione culturale in cui arte e moda dialogano all’unisono, e ininterrottamente, da più di 10 anni.