
Il Labirinto di Arnaldo Pomodoro riapre a Milano
Un’esperienza immersiva tra arte, scultura e mito nei sotterranei milanesi di FENDI in collaborazione con Fondazione Arnaldo Pomodoro
La Fondazione Arnaldo Pomodoro riapre al pubblico il Labirinto, uno dei lavori più suggestivi dell’artista (Montefeltro, 1926) situato nei sotterranei del Headquarter milanese della Maison FENDI, recentemente ristrutturato. Visitabile dal 20 marzo previa prenotazione, l’opera offre un’esperienza unica e immersiva tra arte, storia e mito nei sotterranei di Milano. Un labirinto del tempo più che dello spazio, dove “il tempo è trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo” e dentro il quale si affastellano i caratteri iconici della poetica di un maestro della scultura che a partire dagli esordi, negli anni Cinquanta, è riuscito a creare una propria, specifica cifra stilistica.

L’ingresso nel Labirinto è un percorso alla scoperta della pratica di Pomodoro, che da sempre ha subìto grande fascinazione per i segni, “soprattutto quelli arcaici - spiegava al critico Sandro Parmiggiani - le impronte che scavo nella materia artistica, i cunei, i fili e gli strappi, mi vengono inizialmente da certe civiltà arcaiche”. Non a caso, ad accogliere il visitatore in questo luogo affascinante è una rotativa che dà conto del profondo legame dell’artista con la materia, con il “brulichio della materia” come ama dire lui stesso, e denota un’attitudine operativa che muove sempre dal negativo, ottenuto scavando con le mani blocchi di argilla o di terra, per volgere al positivo attraverso un processo lungo e laborioso.
L’opera, interamente realizzata in fiberglass, materiale che Pomodoro scopre e utilizza per i suoi lavori in teatro come scenografo, rivela una continua alternanza di sculture conosciute e altre in divenire, dandosi come spazio a-temporale in cui si dissolvono i confini che separano passato e presente. È riproposta per esempio la Tavola della memoria (qui in fibra di vetro), opera del 1959 che è una sorta di abbecedario della scrittura e delle forme care all’artista. Ma nel cuore del Labirinto c’è anche la Cella di Cagliostro realizzata nel 1997 per una mostra alla Rocca di San Leo. Celebre alchimista del Settecento, condannato dalla Chiesa Cattolica al carcere a vita per eresia, Cagliostro morì dopo 4 anni di detenzione chiuso in un loculo senza porte e finestre, che l’artista ricrea in questa occasione nelle dimensioni originali. Si narra che l’esoterista, durante la prigionia, scrivesse ogni giorno una pagina di diario; il suo lascito andato perduto viene ricreato nelle pareti circostanti grazie a Continuum (2010), una composizione di tanti piccoli tasselli di scrittura creati con la maestria di un mosaicista e assemblati con l’armonia di un alchimista.
Ma il Labirinto vuol essere anche uno spaccato intimo e introspettivo, piuttosto che autocelebrativo, di un processo creativo sempre volto alla sperimentazione e, proprio perché tale, senza pretesa di veridicità assoluta. Ragion per cui concorre alla sua costruzione anche un pannello per così dire “sbagliato”, in cui l’articolato percorso che dal negativo volge al positivo non ha sortito l’esito desiderato. I segni implodono nella materia anziché fuoriuscire da essa, testimoniando la storia di un autore che nell’infaticabile ricerca di nuovi codici comunicativi non ha disdegnato di accogliere anche l’inciampo e l’errore. Chiude questo tragitto tra divagazioni, traiettorie a zig zag e salti da una suggestione all’altra, la grande scultura incisa nell’osso di seppia, tecnica che Pomodoro aveva appreso lavorando da giovane come orafo presso bottega a Pesaro.
In continuità con la partnership tra FENDI e Fondazione Arnaldo Pomodoro, la riapertura del Labirinto è l’occasione di un viaggio metamorfico dentro la ricerca di un demiurgo che ha saputo foggiare il mondo secondo la propria, personale cosmogonia.
Immagine di copertina: Il Labirinto, Fondazione Arnaldo Pomodoro
Critica d’arte e curatrice, scrive per riviste italiane e straniere con un focus sull’arte contemporanea e attenzione ai temi della moda, del design e della fotografia. Curatrice indipendente, ha realizzato mostre di fotografia e di arte contemporanea, libri d’arte e cataloghi di mostre. Insegna Storia della Moda e Metodologia del Testo allo IED di Milano, dove è anche consulente per l’area di ricerca artistica. Nel 2014 ha lanciato il suo blog thedummystales.com, destinazione culturale in cui arte e moda dialogano all’unisono, e ininterrottamente, da più di 10 anni.