Sobrietà e grandezza: Art Basel Miami Beach 2024
Quest'anno, Art Basel Miami Beach si è distinta per la solidità delle proposte artistiche offerte. Attraversando gli spazi del Miami Convention Center, si percepiva un ritorno alla pittura come linguaggio principale, mentre le opere caratterizzate da nudità o da un approccio puramente decorativo sono state meno presenti rispetto alle edizioni precedenti. Con la partecipazione di 286 gallerie, la fiera ha offerto una vasta gamma di opere, spaziando da narrazioni visive intense a ricerche materiche innovative, tracciando una mappa ambiziosa del panorama artistico contemporaneo.
La sezione Meridians, curata da Yasmil Raymond, rettore della Städelschule e direttore del Portikus di Francoforte, ha dato spazio a opere contraddistinte da dichiarazioni politiche incisive, pensate per stimolare il dibattito pubblico. Tra queste spicca Maestra Lacrymae, Acte V (2024), realizzata appositamente per Art Basel. L’opera raffigura una figura ambigua – un arlecchino, un Gulliver, un gigante addormentato o defunto – distesa su un letto che ricorda una bara e coperta da una coperta blu. Per il pubblico, la metafora della fine del mondo così come lo conosciamo risulta immediata.
Dietro la figura reclinata si trovano tre grandi dipinti su pannelli ortogonali, ciascuno sormontato da lunette raffiguranti folle dipinte con uno stile fluido e ispirato a James Ensor. L'insieme richiama le tradizionali rappresentazioni di processioni, con un protagonista centrale dominante.
Un’altra opera significativa della sezione è Bound Angel (2021) di Portia Munson: un tavolo ovale colmo di figure femminili prodotte in serie, prevalentemente bianche, tutte legate con corde. L’opera denuncia gli standard rigidi imposti alle donne e i codici culturali che li perpetuano.
Durante la fiera, ho avuto due conversazioni che mi hanno offerto prospettive particolarmente interessanti su Art Basel Miami Beach. La prima è stata con Sagarika Sundaram, artista tessile di origine indiana con base a New York, autrice dell’opera Released Form, commissionata dalla UBS Art Collection per la UBS Lounge di Art Basel Miami Beach 2024. L’opera, una sinfonia armoniosa di colori, si distingue per la sua capacità di essere al contempo profonda e coinvolgente.
Sagarika, raccontaci qualcosa in più sull’opera presentata quest’anno ad Art Basel. Da dove nasce l’idea di Released Form, e quale valore hanno le scelte compositive, il simbolismo dei colori e la sua grandezza?
SS: Il titolo Released Form nasce da due concetti. Primo, la struttura: ho pensato l’opera in modo che si “liberasse” dall’interno, pur essendo realizzata con un unico pezzo di stoffa, che ora è appeso con una dimensione triplicata rispetto al pezzo originale. Secondo, c'è l'idea della risata, che vedo come una forma di liberazione. Mi sono chiesta da dove nasca la risata come istinto fisico corporeo. Quindi, ho deciso di partire proprio da quello spazio sconosciuto, istintivo, intuitivo, ma anche gioioso.
Per quanto riguarda il colore, sono probabilmente influenzata dalle combinazioni cromatiche dei fiori che vedevo nei mercati vicino ai templi in India, dove sono cresciuta. Lì, le persone creano ghirlande per le cerimonie ed esplorano combinazioni di colori rare nei sari, i tipici indumenti indiani. Non le cito direttamente, ma queste influenze emergono naturalmente nel mio lavoro. Nelle opere che realizzo voglio che si percepisca libertà. Mi piace giocare liberamente con il colore.
Affronti tematiche specifiche o situazioni di crisi attuali attraverso la tua opera?
SS: L’opera agisce a un livello subliminale; non sto comunicando nulla attraverso di essa. Al contrario, sono io ad ascoltarla. Una volta che l'ho completata e appesa comincia a parlarmi. Devo ascoltare con attenzione ciò che mi dice e portare quel messaggio nel lavoro successivo.
L’intersezione tra arte e artigianato è fondamentale nella tua pratica. In che modo si connette alla società che ti circonda?
SS: Compro tra i sessanta e i cento chili di lana all’anno, ricercando tra i piccoli produttori dell’Himalaya e dei Catskills, nello Stato di New York. Per realizzare un’opera e portarla a compimento sono necessarie molte persone: una combinazione di assistenti di studio, amici e volontari.
Per Released Form, ho chiesto ai miei amici di benedire l’opera, affinché fossero loro a trasmettere le loro intenzioni al mio lavoro. Per me, questo è il modo di condividere l’opera con la mia comunità, prima che lasci lo studio. Caricare l’opera di buone intenzioni è un aspetto fondamentale del mio processo creativo.
Quest’anno è stato molto importante per la tua carriera, anche grazie a una mostra alla Palo Gallery, una al Salon 94 e questa collaborazione con UBS per ABMB. Guardandoti indietro, quale pensi sia stato il passo decisivo che ha consolidato la tua carriera come artista?
SS: All’Armory Show del 2023 ho presentato un’opera intitolata Iris. È stata recensita sul New York Times da Martha Schwendener. Per me, quello è stato il punto di svolta nella mia carriera. Il fatto che una persona con così tanta esperienza abbia scelto proprio una mia opera tra migliaia esposte alla fiera è stata una conferma importante. Stavo aspettando che accadesse, che il mio lavoro incrociasse uno sguardo critico.
La seconda conversazione che ho avuto è stata con Meredith Rosen della Meredith Rosen Gallery di New York.
Quest'anno, ad Art Basel Miami Beach, com la tua galleria presenti una collettiva di Carla Accardi, Karl Gerstner, Charlemagne Palestine e Gowoon Lee. Cosa ha influenzato la scelta di questi artisti?
MR: Offro sempre il mio approccio curatoriale migliore. Quest’anno, ho scelto le opere di Carla Accardi, Karl Gerstner, Gowoon Lee e Charlemagne Palestine che utilizzano strategie musicologiche di ritmo, suono e composizione per creare un ponte tra il linguaggio visivo e quello uditivo.
Ritieni che le fiere d’arte abbiano ancora rilevanza nel sistema artistico? O il loro ruolo è cambiato?
MR: Art Basel è molto importante per la mia attività, non solo per le vendite, ma anche per le relazioni che riesco a costruire qui, che hanno poi un impatto significativo sull'andamento della nostra galleria in generale.
Dalle tue partecipazioni anche degli anni passati, si vede che, a Miami, presenti sempre, intenzionalmente, un’estetica più europea. Lo consideri una sfida difficile?
MR: Il nostro intento è quello di portare l’attenzione su molti artisti europei poco conosciuti negli Stati Uniti. Art Basel Miami Beach è una piattaforma che ci permette di portare il nostro lavoro della galleria di New York a un pubblico sempre più ampio.
In definitiva, la fiera h proposto un'offerta molto ampia e ricca di contenuti, anche quest'anno è stato un vero piacere visitarla.
Immagine di copertina: Art Basel Miami Beach 2024. Courtesy of Art Basel
Nina Chkareuli-Mdivani è una curatrice, scrittrice e ricercatrice indipendente di origine georgiana e residente a New York. È autrice di King is Female (2018), la prima pubblicazione che indaga le questioni dell'identità di genere nel contesto della trasformazione storica, sociale e culturale dell'Europa orientale negli ultimi due decenni. Nel corso della sua carriera ha tenuto conferenze in tutto il mondo e pubblicato numerosi articoli per riviste come E-flux, Hyperallergic, Flash Art International, Artforum, MoMa.post, The Arts Newspaper e molte altre.
La sua ricerca si addentra nell'intersezione tra storia dell'arte, museologia e studi sulla decolonizzazione, con particolare attenzione all'arte totalitaria e alla teoria del trauma, temi che ha esplorato anche nelle oltre dieci mostre che ha curato a New York, in Germania, Lettonia e Georgia.