Giulia Cenci e la nuova mostra "the hollow men" a Firenze

L’arte visionaria di Giulia Cenci tra natura, materia e inquietudine contemporanea, in mostra a Palazzo Strozzi.

24.07.25

Nelle campagne di Cortona, Giulia Cenci e il suo team lavorano in una fattoria che l'artista ha trasformato in un vero e proprio laboratorio creativo. Una stufa a legna alimenta il forno per la fusione dei metalli, un assistente accende la fiamma ossidrica, e mucchi di ossa in alluminio argentato sono sparsi sul pavimento. Alcune di queste sono già state saldate insieme per dare forma a figure spettrali — teste affusolate di lupo su scheletri impossibili che si contorcono e si muovono come i tanti personaggi inquietanti, ma vitali, della sua mostra personale a Palazzo Strozzi, visitabile fino al 31 agosto.

C'è qualcosa di umano nella loro postura eretta, ma la testa animalesca ne distorce subito la percezione: queste sculture sono entrambe le cose — unendo e cancellando il confine tra animale e uomo, con fiori che spuntano casualmente da una mano o da un fianco. “È così che vedo il mondo”, dice Cenci durante una videochiamata, indossando una canottiera nera e con accanto la sua enorme e soffice cagnona bianca, Pina, mentre passeggia nei campi della fattoria in cui è cresciuta e dove è tornata dopo anni a Berlino. “In un posto come questo condividi la vita con una serie di compagni — animali, alberi, piante — quindi non sto creando una categoria irreale,” spiega. “È la divisione che fanno gli esseri umani tra queste categorie a sembrarmi irreale.” Realizzate con scarti metallici di origine industriale — quindi fatte di macchine — le sue sculture sfumano ancora di più i confini.

Giulia Cenci. Fotografia di Giorgio Perottino Giulia Cenci. Fotografia di Giorgio Perottino

Anche le emozioni che suscitano attraversano i limiti che solitamente tracciamo: sono vivaci e piene di energia, ma allo stesso tempo intrise di morbosità; possono sembrare malinconiche o inquietanti a un primo sguardo, ma poi rivelano attimi di gioia — un passo di danza, una mano tesa. Quella creatura... sta forse sorridendo? “Anche se sono completamente inanimate, basta l’inclinazione della testa o il gesto di una mano per trasmettere uno stato quasi esistenziale,” spiega l’artista.

the hollow men, la mostra di Cenci, inaugura il Project Space — un segno del crescente riconoscimento del suo lavoro, confermato anche dalla recente collaborazione con la prestigiosa galleria Massimo De Carlo. Il Project Space, ospitato all’interno di Palazzo Strozzi a Firenze, è dedicato alle nuove voci dell’arte contemporanea. Lo stesso palazzo è noto per ospitare mostre di grandi nomi — attualmente è in corso quella di Tracey Emin; in passato ci sono stati Jeff Koons, Anish Kapoor, Anselm Kiefer, Olafur Eliasson e molti altri. Dove una volta si trovava il bookshop del museo, oggi ci sono due sale dedicate all’arte più innovativa: una grande e alta, dove gli uomini vuoti di Cenci danzano e barcollano attorno a una vite apparentemente infinita che va dal soffitto al pavimento su una scacchiera nera; l’altra è piccola e raccolta, con una figura spettrale appesa alla parete, avvolta in una rete d’argento. Su un lungo tavolo, i taccuini dell’artista fanno parte della mostra: sfogliabili dai visitatori, contengono centinaia di disegni — giocosi, oscuri, ultraterreni — che rievocano e fondono creature e corpi familiari in modi sempre nuovi: un mondo di fantasia inquieta che riflette il nostro mondo reale.

Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe
Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe

Firenze, con le sue folle di turisti e le masse che si fanno strada tra le vie rinascimentali per fotografare ciò che hanno già visto sugli schermi dei loro telefoni, dà vita a ciò che l'artista mette in scena con le su opere e quello che definisce “egomania e autoassorbimento tecnologico” — una folla unita soprattutto dal desiderio di fare, vedere e immortalare tutti le stesse cose. Un contrasto netto rispetto alla ricerca individuale e all'immaginazione radicale che guidarono Firenze verso le grandi scoperte artistiche e intellettuali del Rinascimento. the hollow men, titolo ispirato a una poesia di T.S. Eliot, richiama il senso di smarrimento e cecità morale che ha travolto l’umanità dopo l’orrore della Prima Guerra Mondiale — e suggerisce che non abbiamo mai davvero smesso di camminare su quel tapis roulant della distruzione, né di seguire ciecamente gli altri.

Alla sua fattoria, però, Cenci ha creato un rifugio fertile per la creatività e il fare manuale. In un’epoca in cui l’arte è spesso solo ideata dall’artista e sempre più di rado realizzata da chi l’ha pensata, Cenci è convinta che “l’arte si riveli proprio nel momento in cui viene creata. Ogni passaggio — anche ogni errore — può far nascere risultati inaspettati e nuove idee su cosa debba essere l’opera finale.”

Le sue sculture nascono da schizzi e da cumuli di elementi fusi che poi assembla per dare forma a emozioni, idee e rappresentazioni enigmatiche — ma per lei la creazione non si conclude con l’idea: si approfondisce nel fare. “Il processo creativo è molto più libero e va oltre il pensiero iniziale. L’atto fisico del creare con le mani apre nuove direzioni e intuizioni,” dice. “Se invece ti limiti a commissionare un’opera, perdi quella fase di vita che è così ricca di possibilità — e l’arte, in fondo, parla proprio di possibilità.”

Immagine di copertina: Giulia Cenci, the hallow men, Project Space, Palazzo Strozzi, Firenze, fotografia di Pontus Berghe

Laura Rysman collabora regolarmente con il New York Times, è corrispondente per l'Italia centrale di Monocle e redattore della rivista sorella Konfekt. Giornalista americana e da tempo residente in Italia, scrive di arte, moda e viaggi, con particolare attenzione alla creatività, all'artigianato e alla cultura italiana.

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