Health is a Culture (Health is Culture).
Quanto frequentiamo gli spazi di cura? Qual è la nostra sensazione fisica ed emotiva quando siamo all’interno e stiamo aspettando una visita, un risultato o siamo degli accompagnatori? Spesso, ma non sempre per fortuna, ci ritroviamo in spazi freddi, rumorosi, dispersivi, pieni di crepe sui muri, scomodi e senza un’identità.
Diversi studi e racconti nella letteratura scientifica dimostrano come il nostro stato psico fisico si alteri quando entriamo in luoghi in cui rischiamo di perderci o dobbiamo prepararci ad affrontare una visita che forse vorremo rimandare(1), come se fosse proprio una sentenza di vita o di morte(2).
Ma se invece potessimo stare in un ambiente accogliente, luminoso, poco rumoroso e abbellito da opere d’arte? Potrebbe impattare e dare sollievo a chi vive questi luoghi?
Ma è doveroso fare una premessa: Spaghetti Boost, come società benefit e promotore di co creazione artistica, e Carolina Zarrilli, dottoranda di ricerca in Medical Humanities, si incontrano con la necessità di raccontare tematiche che affrontano la cultura nel percorso di cura, raccogliendone i tentativi e i risultati nazionali e internazionali e rendendoli fruibili con la volontà di essere promotori e incubatori di interventi analoghi.
In questo scritto andremo a fare una prima rassegna terminologica e di stato dell’arte per partire con una base di consapevolezza e conoscenza comune di cosa si intende per ripensamento degli ambienti di cura dando sempre come supporto dei casi pratici e visivi con lo scopo di rendere tattili tutte queste tematiche che sembrano essere lontane da noi ma in realtà ci riguardano tutti come parti della comunità.
La letteratura scientifica non dà una definizione chiara, univoca ed efficace di interventi di design degli ambienti di cura attraverso forme d’arte. Il dibattito è generale e parla di umanizzazione degli spazi di cura, arte in ospedale, setting o cura dell’ambiente del paziente.
Spesso, questi interventi sono confusi con l’arteterapia, che è invece l’utilizzo dell’arte in attività terapeutiche condotte in gruppi o singolarmente. E’ sicuramente un beneficio e una strategia per tante patologie come l’Alzheimer(3) o il Parkinson(4).
In questa sede dimostreremo il ripensamento degli ambienti di cura con azioni che coinvolgono sound design, colori, materiali, microclima, indicazioni, natura e interventi culturali.
Questi interventi impattano le tre utenze che vivono quotidianamente questi spazi, cioè pazienti, personale di cura e caregiver. Di seguito una tabella(5) che possa visivamente riassumere l’effetto per le tre categorie:
Dalla tabella qui sopra si deduce che questo può avere un effetto notevole anche sul welfare e sulle altissime spese che il nostro sistema sanitario sostiene quotidianamente.
Queste tematiche racchiuse nel concetto di welfare culturale e di cultura e benessere sono state studiate dal Professor Roger Ulrich negli anni 90 che aveva notato come l’arte paesaggistica avesse un grande risultato clinico sui pazienti e sul benessere dei sanitari. Da qui configura 12 pilastri di ri-considerazione degli ambienti che verrà poi definita con la metodologia dell’evidence based design(6).
Ulrich basa le sue riflessioni su concetti e ricostruzioni storiche che si raggrupperanno poi nel pensiero della medicina paziente-centrica che cerca di mettere al centro il paziente come essere umano completo e non la malattia e quindi la cura. Per intenderci, non si tratta più di aggiustare, come fa un meccanico per il pezzo di una macchina, ma di curare l’intero giardino come farebbe un giardiniere. Per definire questo processo più scientificamente, si parla di due principali modelli che trattano il binomio malattia-salute.
Con il trascorrere degli anni, soprattutto dopo l’Illuminismo e l’avvento della scienza, la visione della medicina e della sua centralità cambia. Si affermano diversi approcci, tra cui quello biomedicale e quello biopsicosociale(7). Il primo viene ricondotto ad una visione cartesiana, in cui la malattia era al centro, il medico si occupava di curala e differenziava il corpo dallo spirito. Nasce con la società industriale, in cui la malattia era un bersaglio da isolare, comprendere e debellare. Questo porta a una medicina che si specializza per organi e apparati; di conseguenza allontana il medico dalla persona e dalla sua totalità. Il secondo è stato sviluppato da George Engel negli anni 70 del secolo scorso. Egli ha introdotto una rivoluzionaria visione, in cui si pone il paziente al centro dei suoi rapporti psicofisici con il contesto ed è caratterizzato dalle condizioni ambientali, sociali e culturali. Si comprende come i problemi degli organi, gli aspetti psicologici, sociali e familiari influenzano l’evoluzione della malattia.
L'interesse per il connubio tra arte e luoghi di cura risale all'antica Grecia con gli Asclepia, strutture terapeutiche integrate nella natura. Fin da subito ci si rese conto del rapporto con la natura per il percorso verso la guarigione(8). Gli Asclepia erano divisi in aree chirurgiche come un’odierna città della salute. All’interno vi erano strutture dedicate all’arte, alla scultura, una palestra, un teatro – e ciò per amplificare le possibilità di interazione tra i degenti e il valore terapeutico dell’Asclepium. Nel Medioevo, l'ospedale era un luogo di accoglienza dei malati e dei più bisognosi, mentre nel Rinascimento, con la medicina scientifica, divenne un luogo di guarigione. Gli edifici ospedalieri si specializzarono, adottando piante a croce per motivi funzionali e simbolici. Nonostante la crescente medicalizzazione, l'arte rimase importante, come dimostrano le opere commissionate, per esempio Piero della Francesca a S. Sepolcro oppure nell’Ospedale degli Innocenti a Firenze. I malati erano immersi nella bellezza. Con l'Illuminismo, si evidenziò la necessità di ambienti igienici, portando alla creazione di ospedali autonomi e istituzionalizzati come il Policlinico di Milano, che integravano elementi artistici per favorire il benessere dei pazienti. L’idea è chiara: anche l’architettura serve a guarire ispirando a chi vi soggiorna un senso di piacevole benessere. I giardini sono curati e vengono piantate palme, pini e rose. Questa consapevolezza circolava in tutta Europa. Difatti Florence Nightingale nel suo scritto Note sull'assistenza infermieristica pubblicato nel 1859 descrive la necessità di bellezza per i pazienti, anche solo guardando fuori dalla finestra o avendo in camera un mazzo di fiori: La gente dice che l'effetto è solo sulla mente. Non è così. L'effetto è anche sul corpo. Per quanto poco sappiamo del modo in cui siamo influenzati dalla forma, dal colore e dalla luce, sappiamo che [i fiori] hanno un effetto fisico effettivo(9). La varietà di forme e la brillantezza dei colori negli oggetti presentati ai pazienti sono mezzi effettivi di guarigione. L’infermiera Nightingale considerava questa necessità allo stesso livello dell’igiene ospedaliera, dato che la percezione del risultato era talmente oggettiva da confermarne l’indubbia veridicità. Per rafforzare ancora questa tesi, nel 1935 l’enciclopedia Treccani parla di «fattore psicologico»(10), di «rendere il luogo più accogliente e suggestivo»(11),e di «ospedali aggiardinati, con parchi e giardini»(12): «Tutto è studiato perché l’infermo si trovi in un ambiente sereno e tranquillo, sì da creargli uno stato d’animo che ne agevoli la guarigione»(13).
Altro punto di svolta, di cambiamento e sensibilizzazione è stato sicuramente il periodo pandemico. I medici e tutto il personale per primi hanno vissuto ancora di più cosa voglia dire vivere in isolamento, in spazi chiusi e spogli.
La testimonianza del Dott. Albano, anestesista dell’Humanitas di Bergamo, nel suo volume "I giorni più bui", riassume esattamente le tematiche che stiamo affrontando: in terapia intensiva, Albano, spostava i letti dei pazienti appena risvegliati davanti alla riproduzione di un Canaletto affinché potessero osservare e ammirarlo. Spesso i pazienti anche inconsciamente raccontavano del quadro e quando guariti dichiaravano di voler andare a Venezia per vedere il paesaggio nella realtà. Racconta nel volume come il giardino dell’ospedale e le gigantografie di quadri dell’Accademia Carrara nei vari spazi di passaggio siano stati fondamentali per godere di un attimo di sollievo in quella corsa senza fine di quei mesi tragici.
Proprio per questo motivo diverse personalità del mondo medico-scientifico invitano ad abbracciare questo periodo come momento propizio per attuare interventi culturali.
Si è spiegato che il luogo in cui si svolgono le terapie può influenzare l’esito delle cure contribuendo a migliorare le condizioni del paziente; si vogliono dare ora degli esempi pratici di distrazione positiva durante una terapia, che Ulrich definisce così: un elemento o caratteristica ambientale che suscita sentimenti positivi, mantiene l'attenzione e l'interesse senza affaticare o stressare l'individuo, e che quindi può bloccare o ridurre i pensieri preoccupanti(15).
Primo caso che si vuole portare è quello del Chelsea and Westminster Hospital di Londra. La fondazione CW+ si occupa di progetti innovativi che integrano l’arte o la cultura all’interno dell’ospedale. Organizza anche delle residenze d’artista che hanno lo scopo di mettere una lente su alcuni aspetti della vita dell’ospedale oppure di rendere più concreta ancora la formazione degli studenti di medicina attraverso il disegno. In questa sede si vuole citare il caso Rippling Senses,di Zheyuan Zhang, un'opera d'arte digitale a doppio schermo che utilizza sensori di movimento corporeo e di riconoscimento facciale per generare opere d'arte su misura create da un algoritmo di intelligenza artificiale nel momento del passaggio in un corridoio della struttura. L'intento è quello di creare un'arte curativa che interagisca con le persone in modo intrigante, contrastando le emozioni negative e inducendo quelle positive, creando per l’appunto una distrazione(16).
Un altro intervento interessante è quello effettuato all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo nel 2018, il quale ha commissionato per il reparto di terapia intensiva una composizione a Lorenzo Senni, produttore di musica elettronica. Canone Infinito ha un suono tenue e delicato che si attiva a intermittenza e ascoltabile nei corridoi accompagnando chi lavora o parenti in attesa di ricevere riscontri sullo stato di salute del proprio caro. Si è verificato come la musica calma e rilassa le persone agitate. Questo si riflette immediatamente anche sulla comunicazione con il medico di riferimento che risulta essere più pacifica e meno aggressiva(17).
Un ultimo caso, che prende in considerazione più l’apparato naturalistico culturale è il Khoo Teck Puat, ospedale di Singapore(18). L’edificio sorge accanto allo Yishun Pond, un grande parco lacustre. La sua posizione strategica consente ai pazienti di godere della vista del parco. L’ospedale è dotato di terrazze piantumate, orti sul tetto che riforniscono le mense e una corte verde che, simile a una foresta, si sviluppa verso l’alto al suo interno. L’efficienza energetica, unita alla ricca vegetazione e all’uso delle caratteristiche ambientali del sito, trasforma il “luogo della malattia” in un “luogo di guarigione”, facendo dell’ospedale un giardino dal potere benefico totalmente integrato nella città e rendendolo uno spazio pubblico accogliente e frequentato negli spazi comuni da tutto il quartiere.
Dopo questa contestualizzazione di termini, casi e ricostruzioni, cosa si può fare come primo passo concreto? Sicuramente ascoltare i bisogni del proprio ambiente circostante, capovolgere dei preconcetti su questi luoghi e attivarsi nel creare bellezza con oggetti già presenti negli spazi. È bene ricordare che l'obiettivo primario è migliorare la qualità della vita. Questi interventi non sono destinati a curare, ma solo a supportare il trattamento in corso; ma anche pochi secondi di sollievo possono essere un risultato positivo per noi progettisti in questo ambito.
Immagine di copertina: Gareth Gardner, Reuben Foundation Maternity Centre, Adam Nathanial Furman Artwork, Chelsea and Westminster Hospital, Londra, 2020
Note
(1) Robert Gifford, Garling Tommy (2006). Wayfinding and Environmental Stress. Journal of Environmental Psychology, Milano: Elsevier, Amsterdam, 2006.
(2) M. Luongo (2011). Ho vinto una Biopsia, Firenze: Emmebi Edizioni 2022.
(3) Allan K., Killick J. (2000). Undiminished possibility: the arts in dementia care. Journal of Dementia Care
(4) Ettinger T., Berberian M., Acosta I., Cucca A., Feigin A., Genovese D., Pollen T, Rieders J,Kilachand R, Gomez C, Kaimal G, Biagioni M,Di Rocco A, Ghilardi FM and Rizzo J-R (2023), Art therapy as a comprehensive complementary treatment for Parkinson’sdisease. Front. Hum. Neurosci.
(5) P. Cusack, C. Isles e L. Lankston (2010). Impact of visual art in patient waiting rooms: survey of patients attending a transplant clinic in Dumfries. Journal of the Royal Society of Medicine Short Reports, p. 1-5; R. Roger (2009). Effects of viewing art on Health Outcomes. Putting patients first, pp. 141-143; Z. Bood (2021). The effects of art therapy on anxiety, depression, and quality of life in adults with cancer: a systematic literature review. Supportive Care in Cancer, 29: p. 2289-2298; J. Scott (2019). The Healing Arts, Londra: Unicorn 2019, p. 88-89.
(6) R. Ulrich e L. Gilpin (2003). Healing Arts. Putting patients first.
(7) Enzo Grossi (2017). Evidenze cliniche dei rapporti tra cultura e salute. Economia della cultura, Milano: Il Mulino 2017.
(8) Romano Del Nord (2012). Una nuova attenzione all’ambiente nei luoghi di cura: il ruolo dell’architetto. Fondazione Bracco, p.10.
(9) F. Nightingale (1859). Notes on Nursing, Londra: Bookseller to the Queen 1859.
(10) A. Canezza, G. Marcovigi e A. Paolini (1935). Ospedale. Enciclopedia Treccani.
(11) Ibidem.
(12) Ibidem.
(13) Ibidem.
(14) G. Albano (2020), I giorni più bui. Milano, Piemme.
(15) J. Rollins (2021). Purpose-build art in Hospitals, Wagon Lane: Emerald Publishing Limited, 2021, p.102.
(16) Per questo argomento, vedi il sito Internet: Future Hospital - CW+ (cwplus.org.uk).
(17) C. Giraud (2018). Musica in ospedale. A Bergamo, Lorenzo Senni compone una traccia audio per la terapia intensiva. Artribune.
(18) L. San Chiu (2020). A Healing Space - Creating Biodiversity at Khoo Teck Puat Hospital , Singapore: Alexandra Health 2020.
È cultural designer e dottoranda in Medical Humanities e Welfare Polices. Il suo filo conduttore è la cura del benessere delle persone, che sia dietro un palco con Grato Cuore, Rosetum Jazzfestival, una cattedra alla Mohole School o una ricerca per ripensare la progettazione degli ambienti sanitari attraverso interventi artistici. Con Spaghetti Boost affronterà diversi temi sul binomio arte e santità in contesti internazionali e nazionali, proponendo come innovarlo concretamente.