
IDENTITÀ, TEMPO, SPAZIO: I GIOCHI DI THYSELF AGENCY
Una conversazione e una riflessione su Thyself Agency, il progetto artistico che si presenta come un'agenzia di viaggio per “spedizioni verso l’ignoto”. Fino a fine marzo, il loro info point sarà ospitato presso lo spazio BiM di Milano.
Distopico è un termine che si riferisce a un organo in posizione anomala rispetto alla sua sede normale. Così, una distopia, nel linguaggio letterario e fantascientifico, viene tipicamente prefigurata come l'appartenenza a un'ipotetica società o a un ipotetico mondo caratterizzati da alcune espressioni opprimenti, che sono state portate al loro limite estremo. Esattamente il contrario dell’utopia, nella quale tutto è dove dovrebbe essere.
Gli esercizi di Thyself Agency si muovono lungo una sottile linea di confine tra ciò che è e ciò che dovrebbe essere, lasciando, all’inizio del percorso, un’incertezza sulla posizione di chi sceglie di prenderne parte. È proprio attraverso questo processo che la verità viene ristabilita.
Ma che cos’è la verità?
Questa domanda ha attraversato molte volte i miei pensieri da quando, lo scorso anno ho incontrato per la prima volta il progetto artistico Thyself Agency, un'agenzia di viaggio specializzata nell’organizzare “spedizioni verso l'ignoto” praticando la maieutica attraverso tre specifici esercizi: lo “scambio di vita”, la “settimana dei 9 giorni” e “gli occhiali”. Gli esercizi manipolano la percezione dei tre elementi che sono alla base dell'illusione materialista: identità, tempo e spazio, facendoli vacillare, mettendoli in discussione, governandoli e, perfino, negandoli.
L’AGENZIA THYSELF AGENCY
L’agenzia nasce per mano dell’artista Luca De Leva, che per primo, nel 2011, ha sperimentato su se stesso l’esercizio del Life Exchange scambiando la sua vita con quella di un altro soggetto nella città di Beirut. Quell’esperienza, scaturita da un momento di “profonda sperimentazione e di disperazione esistenziale”, è divenuta la base e il cuore per rendere il racconto di un’esperienza personale esperibile da chiunque altro, non attraverso la documentazione, ma attraverso la pratica.
“Ispirandoci alla sensibilità degli artisti, abbiamo cercato di esasperare le contraddizioni del nostro tempo e del nostro desiderio. Da quando siamo nati, ci viene insegnato a proteggere e coltivare la nostra libertà come il più alto valore possibile, ma la realtà ce la mostra poi mutilata e sacrificata sull'altare della società e del profitto, come se la nostra vita non ci appartenesse davvero, non del tutto. Ma se la vita non è mia, allora che non sia più mia e la si scambi con altri”. (Citazione tratta dall’intervista di Erka Shalari pubblicata su les-nouveaux-riches.com, febbraio 2025)
Il ruolo degli agenti, nei viaggi, è cruciale poiché lasciano che gli esercizi si esprimano autonomamente fino al momento in cui i partecipanti riescono, finalmente, ad abbandonarsi. Scopo principale di tale ricerca è, appunto, l’abbandono, l’uscita da sé stessi, la perdita estrema, la rinuncia alle distrazioni. La solitudine. La nudità.
Gli esercizi aiutano a raggiungere la consapevolezza, eliminando gli automatismi comportamentali e attivando la giusta pressione affinché chi vi partecipa possa innescare le proprie capacità innate per ritrovare la chiarezza nella confusione. “Il nostro lavoro non è a scopo di lucro o di intrattenimento, è tutto libero e reale. Mira all'abbandono, dà consapevolezza. Vive nella sporcizia e pulisce”.

GLI ESERCIZI
Vorrei cambiare vita
"Abbiamo iniziato a scambiarla tra di noi, con onestà radicale, per vedere cosa succedesse, dissacrandola alla base, per arrivare alla nostra vera radice. E ci siamo arrivati gentile cliente, ma lì è successo l’imprevisto: tre occhi ci aspettavano, tre occhi ci fissavano: il primo ci chiama, il secondo ha un orario, il terzo è in un luogo preciso. Reggere il loro sguardo è difficile, troppe le distrazioni, per questo abbiamo inventato gli esercizi, per non chiudere mai i nostri, per conoscerci davvero. Ora non possiamo credere a nessuna bugia, l’audacia della sensibilità esplora i riflessi del vero tra le crepe del nostro cuore." (FUGA, D. Daninos, 2023).
L’agenzia, per raggiungere la consapevolezza, propone tre tipi di esercizi differenti, che giocano su tre elementi chiave della realtà: l’identità, lo spazio, il tempo. Ogni viaggiatore può scegliere quale viaggio effettuare o se sperimentarli tutti e tre, sotto la guida degli agenti stessi (ruolo sempre più curioso, quello dell’agente, a partire dall’etimologia del nome stesso “colui che provoca un determinato effetto”).
Il primo esercizio, forse quello più radicale, è lo Scambio di Vita. Per una settimana due viaggiatori scambiano tutto delle loro vite, vivendo l’uno nei panni dell’altro. Una pratica estrema di empatia, che porta, grazie alla lettura del mondo attraverso gli occhi dell’altro, ad un cambiamento di sé. Il Journal presente sul sito dell’agenzia raccoglie molte testimonianze di chi ha praticato lo scambio, tra le quali quella di Thomas Berra, artista milanese.
A lui ho chiesto cosa l’avesse spinto a partecipare e perché, tra i vari progetti, avesse scelto di provare lo scambio vita. E ancora, cosa ne pensasse della ricerca della verità; quali sono state le maggiori difficoltà che ha incontrato e come vestire i panni di un altro l’avesse cambiato.
La complessità delle domande è stata ricambiata dalla chiarezza della risposta. Thomas ha risposto: “Lo scambio vita è un’esperienza immersiva dentro di te. Ho scelto di partecipare perché sentivo l’esigenza di riscoprirmi attraverso le abitudini di un’altra persona. Non ci sono state difficoltà. Bisogna armarsi di coraggio e fare un salto nel vuoto. Che poi non è vuoto ma pieno di esperienze. Vivere la vita di Elena (la compagna con la quale ha sperimentato lo scambio, n.d.r.) mi ha messo davanti a delle zavorre che appesantivano il mio percorso. È ovvio che i cambiamenti si percepiscono forti nell’immediato ma poi continuano a tornare con differenti sfumature. Lo rifarei e lo consiglio vivamente”.
Guardare con gli occhi di un altro per immaginare un “io” diverso.
Il secondo esercizio è esattamente l’opposto. Gli occhiali permettono di vedersi in terza persona, sovvertendo la visione di sé stessi attraverso la modifica di un semplice dispositivo. Usati nella vita quotidiana mostrano a chi li indossa come mangiano, come amano, come si muovono. L’occhio, che prima era rivolto all’Altro, ora punta verso la propria persona. L’altro e l’io si uniscono. Giudice, giudicato, riabilitante e riabilitato si amalgamano e confondono.
Infine, il terzo esercizio gioca sul tempo proponendo una settimana di nove giorni. "Correggendo il ciclo sonno-veglia si sono creati più spazi per coltivare i propri veri interessi, ma soprattutto sconvolgendo la routine quotidiana “si possono toccare le coordinate psichiche della propria vita immaginativa ed evolvere la costituzione delle nostre menti. Ogni giorno ha ancora la sua pena, ma nuove soluzioni emergono spontaneamente”. L’esperienza porta quasi sicuramente al licenziamento, pare.

Ma ancora non si è arrivati alla definizione di verità, come la intende Thyself Agency.
Così l’ho chiesta direttamente agli agenti, fissando il logo della loro agenzia, così esotico, rilassato, benedetto. La domanda che avanzo riguarda proprio il concetto di verità: a cosa è riferito? Alla verità su sé stessi? Alla connessione con la propria natura più intima e nuda? La risposta è una sfida, ma questa, forse, è la chiave dell’enigma, il pharmakon che instilla il dubbio e mostra la via della cura.
"ESISTE QUALCOSA CHE NON HA PARAGONI, MA SE NON HA PARAGONI ALLORA NON ESISTE. CI PONIAMO CON LA MENTE IN QUELLO CHE NON ESISTE, E AVENDO QUI OGNI NOSTRA PRIORITÀ, CI ACCORGIAMO CHE A NON ESISTERE SIAMO NOI. Questa è una domanda interessante, la risposta penso stia nei desideri di ognuno di noi, nel desiderio di evadere e nella consapevolezza di non poter fuggire, esiste un mondo al di fuori delle nostre convinzioni che è di fatto il mondo reale. Quando riusciamo ad aprirci per riceverlo, senza affermare nulla, sviluppiamo la nostra più alta possibilità".
VUOI PROVARE?”
Per le immagini si ringrazia Thyself Agency
Gaia Badioni (1986) muove i suoi primi passi nel settore dell’arte lavorando per un decennio all’interno di prestigiose istituzioni milanesi dedicate al contemporaneo - tra le quali Pirelli HangarBicocca e Fondazione Prada - ricoprendo per esse diversi ruoli.
Da sempre abituata a osservare, ascoltare, sentire e vivere l' Arte in tutte le sue forme, decide poi di raccontare mediante la scrittura le sue esperienze affiancando al lavoro museale, a partire dal 2013, quello di contributor per diverse riviste di settore come Inside Art, Telescope di Lara Facco, Rivista Studio, the Walkman Magazine, D’Ars Magazine, Juliet Art Magazine, attività che mantiene viva ancora oggi.
La sua formazione è continua. Tra le esperienze più significative si citano il corso “Literary Social Media Content Creator per i musei d’arte contemporanea” al Castello di Rivoli a cura di Gianluigi Ricuperati; “September Book”, workshop di editoria d’arte presso Fondazione ICA di Milano; “Fare Arte”, residenza presso La Scuola di Palazzo Te (Mantova), con Stefano Arienti, Mariangela Gualtieri e Stefano Baia Curioni. È attualmente laureanda in Editoria e Comunicazione Visiva e Digitale presso l’Università degli studi di Bergamo.