
Il Museo ospedaliero: una rivoluzione culturale nei luoghi di cura
Curare attraverso la bellezza: il ruolo dei musei nel benessere dei pazienti
Entriamo tutti in ospedale anche solo con un po' di ansia e riconosciamo la nostra fragilità, mortalità e umanità. Ognuno di noi ha bisogno di Caravaggio, di Hayez o di Raffaello.
- James Bradburne, Direttore della Pinacoteca di Brera, alla conferenza stampa di Brera in Humanitas, 23 marzo 2023.
I musei, da sempre, rappresentano scrigni della memoria storica e artistica, capaci di raccontare le trasformazioni sociali e culturali di una comunità e di dare forma all’identità di un territorio. Già nel XVIII secolo, con l’apertura dei Musei Capitolini voluta da Papa Clemente XII, questi spazi iniziarono a rendersi accessibili al pubblico, ponendo le basi per un’idea di museo come patrimonio condiviso da tutti.
Secondo la definizione aggiornata dell’ICOM del 2022, il museo è «un’istituzione permanente senza scopo di lucro e al servizio della società, che effettua ricerche, colleziona, conserva, interpreta ed espone il patrimonio materiale e immateriale. Aperti al pubblico, accessibili e inclusivi, i musei promuovono la diversità e la sostenibilità. Operano e comunicano eticamente e professionalmente e con la partecipazione delle comunità, offrendo esperienze diversificate per l’educazione, il piacere, la riflessione e la condivisione di conoscenze».
Negli ultimi anni, segnati da profonde trasformazioni tecnologiche e sociali, come la digitalizzazione e la pandemia, il ruolo del museo e le sue modalità di fruizione sono stati oggetto di una profonda ridefinizione. Questi eventi hanno innescato un ripensamento dei confini tradizionali del museo, trasformando le criticità in opportunità. Ad esempio, l’audience development ha trovato un nuovo slancio grazie all’inserimento delle collezioni online, attraverso tecnologie come la scansione 3D, che hanno permesso di raggiungere un pubblico più ampio e diversificato, superando le barriere fisiche e geografiche.

I direttori e le istituzioni museali hanno riconosciuto la necessità di un cambio di paradigma, adottando soluzioni innovative che integrano tecnologia e cultura. Tra gli esempi più significativi spiccano la gamification del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, i tavoli da gioco informativi di Palazzo Barberini a Roma e i podcast culturali della Pinacoteca di Brera. Il museo, oggi, si configura come un ecosistema culturale in grado di entrare nella quotidianità delle persone, diventando parte integrante delle loro esperienze di vita.
In alcuni casi, si è arrivati persino a mettere in discussione i concetti stessi di conservazione, valorizzazione e fruizione, ampliandone i significati e ridefinendone le finalità.
Ed è proprio da questa prospettiva di cambiamento che vogliamo partire in questo nuovo viaggio con Spaghetti Boost. Racconteremo il caso del museo ospedaliero: un'inedita sinergia tra arte, scienza e salute, in cui la bellezza si trasforma in uno strumento di guarigione. Il nostro focus sarà il progetto pensato e prodotto dall’ospedale Humanitas: La cura e la bellezza, avviato nel 2018 a Bergamo e ora in espansione sul territorio lombardo. Questa iniziativa crea sinergie con i luoghi della cultura più vicini, offrendo una nuova vita alle opere d’arte e trasformando gli spazi ospedalieri in ambienti di sollievo e distrazione per pazienti, medici e caregiver.
Nel pieno rispetto della definizione dell’ICOM, l’integrazione della cultura nei contesti ospedalieri rappresenta un’importante evoluzione del museo contemporaneo. L’arte, fuoriuscendo dalle sue tradizionali teche e dagli archivi a volte impolverati, entra negli spazi vissuti quotidianamente dai cittadini, rendendo la cultura ancora più viva. Come abbiamo sottolineato nei nostri precedenti articoli, l’arte visiva può essere una risorsa preziosa per promuovere il benessere psicofisico, alleviare i sintomi dei pazienti e migliorare le giornate lavorative degli operatori sanitari.
La Cura e la Bellezza è un progetto innovativo con l’obiettivo di integrare arte e cultura nei contesti ospedalieri per migliorare l’esperienza di pazienti, medici e caregiver. Questa iniziativa è nata dalla consapevolezza che l’arte può contribuire al benessere psicofisico, offrendo momenti di sollievo e connessione, anche in situazioni di difficoltà.

Il progetto ha avuto inizio nella sede bergamasca di Humanitas Gavazzeni, in collaborazione con l’Accademia Carrara, una delle pinacoteche più prestigiose d’Italia. La partnership, siglata già nel 2017 con l’ingresso di Humanitas nella governance della Fondazione Accademia Carrara, è stata concepita per valorizzare, conservare e divulgare il patrimonio culturale della pinacoteca. Questa collaborazione ha portato alla nascita del progetto più ampio Carrara in Humanitas, di cui La Cura e la Bellezza rappresenta una delle tappe principali.
A Bergamo, il progetto si è concretizzato con l’installazione di 400 metri quadri di carta da parati raffigurante dettagli e ingrandimenti di 25 opere selezionate dalla collezione dell’Accademia Carrara. Le riproduzioni sono state scelte per rappresentare simbolicamente il concetto di cura e prendersi cura. Tra queste, un esempio emblematico è San Girolamo che leva la spina al leone, attribuito a un artista della bottega di Rogier van der Weyden, immagine-simbolo del progetto per la delicatezza e il gesto sapiente rappresentati.
In altri articoli abbiamo discusso di arte paesaggistica o arte astratta, qui ci troviamo davanti ad opere d’arte rinascimentale e moderna. Perché? La risposta ricade sulla personalizzazione di scelta a seconda dei costumi e le tradizioni del territorio di riferimento. In Italia siamo celebri per l’arte moderna, ci identifichiamo spesso in essa.
Bergamo è popolata da lavoratori che culturalmente spesso non hanno molti strumenti, ma che riconoscono nei quadri i paesaggi che frequentano quotidianamente, come la Veduta della piazza Grande di Bergamo di Costantino Rosa. Possono non conoscere l’artista o l’opera ma i luoghi delle vedute e in questo modo si crea velocemente una connessione empatica e una suggestione che possono far iniziare una conversazione con un altro paziente o con lo staff medico. La scelta degli ingrandimenti delle opere viene vagliata insieme al gruppo dei curatori dell’Accademia Carrara. Bisogna premettere che l’ospedale è un luogo laico, quindi andavano individuati tutti quei gesti, sguardi e località non riferiti alla sfera religiosa. Si sono preferite le tematiche della cura e dell’umanità.
Un altro caso che conferma queste linee teoriche è avvenuto con l’installazione dell’ingrandimento de La Cascata del Serio di Andrea Marenzi. Il riconoscimento del luogo naturalistico è stato un input per la creazione di connessione tra i pazienti e ha dato un cambio di prospettiva.
Un’altra significativa evidenza si è riscontrata nell’unità di terapia intensiva. Il dottor Albano, anestesista e rianimatore, spostava i letti dei pazienti appena risvegliati davanti alla riproduzione di Canaletto affinché potessero osservare e ammirarlo. Spesso i pazienti anche inconsciamente raccontavano del quadro e quando guariti, dichiaravano di voler andare a Venezia per vedere il paesaggio nella realtà. Questo racconto evidenzia un’umanizzazione della cura e la volontà di creare una connessione con l’esterno.
Grazie a sondaggi interni, i dipendenti hanno partecipato attivamente alla selezione delle opere e delle aree di esposizione, dimostrando un coinvolgimento significativo. Le opere sono state collocate in luoghi di passaggio e accoglienza, come ingressi, corridoi, sale d’attesa e aree comuni, per garantire accessibilità e visibilità. Accanto agli ingrandimenti, sono stati posizionati QR code con informazioni sulle opere e coupon per visitare l’Accademia Carrara, rafforzando il legame tra ospedale e istituzioni culturali locali.
Dopo il successo della collaborazione con l'Accademia Carrara nella sede bergamasca di Gavazzeni, il progetto La Cura e la Bellezza si è esteso alle sedi di Rozzano e San Pio X, rafforzando la sinergia tra il mondo dell’arte e quello della salute. Ogni ospedale, in collaborazione con importanti istituzioni culturali italiane, ha sviluppato un’identità unica, pur mantenendo l’obiettivo comune di umanizzare gli ambienti ospedalieri attraverso la bellezza e la cultura.
Nel cuore di Humanitas Rozzano, l’arte della Pinacoteca di Brera ha trovato una nuova dimensione grazie al terzo capitolo di La cura e la Bellezza: Brera in Humanitas, avviato nel 2020. La collaborazione ha trasformato corridoi, sale d’attesa e spazi condivisi in un vero e proprio museo diffuso, in cui la bellezza si intreccia con la cura. L’installazione di ventitré gigantografie di dettagli tratte da quindici capolavori di alcuni dei più grandi artisti della storia, come Raffaello, Caravaggio, Piero della Francesca, Canaletto e Hayez. Ciò ha permesso di portare l’arte in ospedale in un modo totalmente innovativo.

Le opere, riprodotte in maxi-formato su trecentosessanta metri quadrati di superfici, sono state posizionate nei luoghi di maggior passaggio, come i corridoi principali, le aree di ingresso e le sale d’attesa più frequentate. La disposizione di esse è stata studiata per creare un percorso narrativo che accompagna pazienti e visitatori, offrendo loro spunti di riflessione e serenità. Tra le opere più significative spicca il celeberrimo Bacio del pittore romantico Francesco Hayez, collocato in una sala d’attesa, il cui gesto carico di emozione e intimità diventa simbolo di conforto e vicinanza. Un’altra opera di grande impatto è La predica di San Bernardino di Piero della Francesca, che, con le sue linee geometriche e la sua composizione solenne, trasmette un senso di ordine e armonia. Anche il volto di San Sebastiano, estrapolato dall’opera di Raffaello, comunica dolcezza e resilienza, offrendo una metafora di speranza per chi affronta momenti difficili.
Il Presidente di Humanitas, Gianfelice Rocca, sottolinea come ogni giorno l’ospedale accolga oltre 12.000 persone, un numero che può essere considerato quello di una vera e propria comunità. In questo contesto, il progetto La Cura e la Bellezza rappresenta un punto di incontro tra due realtà apparentemente distanti: un museo che si apre al mondo esterno e un ospedale che si trasforma in un nodo vitale del territorio, non più un luogo chiuso come un castello, ma una rete che si estende nelle case e nel tessuto sociale, come dimostrano le cure domiciliari.
Questa collaborazione esemplifica un approccio integrato, in cui bellezza, compassione, empatia e tecnologia si uniscono per costruire un senso di appartenenza e ridare una direzione alle comunità, offrendo loro non solo cura, ma anche un rinnovato senso di futuro.
Le gigantografie sono accompagnate da didascalie bilingue in italiano e inglese. Esse sono state inserite in un QRcode esposto di fianco all’opera. Inoltre, esso rimanda ad una pagina dedicata, permettendo ai visitatori di approfondire la storia delle opere e il loro contesto storico. Questo approccio interattivo consente a chiunque, anche a chi non è familiare con il mondo dell’arte, di sentirsi coinvolto e connesso. Molte delle opere scelte raffigurano paesaggi lombardi o temi che evocano la natura, creando un ponte emotivo tra il mondo esterno e lo spazio ospedaliero. Per esempio, i paesaggi di Bellotto portano nei corridoi di Rozzano una luce inaspettata, che apre lo sguardo verso scenari sereni e familiari.
L'obiettivo finale è quello di trasformare l’esperienza vissuta all’interno degli spazi ospedalieri in un invito a proseguire il dialogo con l’arte. Pazienti e caregiver, immersi nella bellezza delle opere riprodotte, vengono stimolati a visitare la Pinacoteca di Brera, passando così da fruitori indiretti a visitatori diretti. L’idea è che il contatto con l’arte in ospedale possa suscitare curiosità, interesse e desiderio di scoprire dal vivo i capolavori originali, creando un ponte tra la dimensione terapeutica e quella culturale.

Oltre alla disposizione fisica delle opere, il progetto prevede una componente digitale di grande impatto. Video e contenuti multimediali vengono proiettati sugli schermi dell’ospedale per raccontare il progetto e mostrare le opere originali custodite nella Pinacoteca di Brera. Inoltre, sono stati creati percorsi guidati, fruibili anche da remoto, che offrono approfondimenti storici e artistici attraverso contenuti audiovisivi.
Questo dialogo tra Humanitas e la Pinacoteca di Brera rappresenta un esempio virtuoso di come l’arte possa uscire dai confini tradizionali per entrare nella quotidianità dei luoghi di cura, trasformando gli ospedali in spazi di bellezza e riflessione. Il progetto non si limita a rendere l’arte accessibile, ma aspira a creare connessioni profonde tra i visitatori degli spazi ospedalieri e le opere d’arte, innescando un percorso di scoperta che prosegue idealmente all’interno della Pinacoteca stessa. Questo approccio innovativo pone le basi per ulteriori collaborazioni, come quella con il Museo Poldi Pezzoli, che amplia il dialogo tra cultura, cura e territorio, mostrando come la bellezza possa diventare parte integrante del processo di guarigione e benessere.

Nel centro di Milano al concludersi del 2024, l’ospedale Humanitas San Pio X ha inaugurato il terzo capitolo di La cura e la Bellezza, creando una collaborazione con probabilmente una delle più celebri case-museo del milanese: Il Pol di Pezzoli. Nasce Il Pol di Pezzoli in Humanitas. Concepito sempre con lo scopo di umanizzare gli ambienti ospedalieri attraverso l’arte, il progetto ha visto l’installazione di quattordici gigantografie tratte da capolavori iconici della collezione, distribuite su trecentocinquanta metri quadrati di pareti in aree strategiche come ingressi, corridoi e sale d’attesa.
Le opere selezionate per San Pio X riflettono in uniformità con le altre progettazioni tematiche di cura, vicinanza e umanità, e sono state scelte per il loro forte valore simbolico. Tra le più significative troviamo la celeberrima Dama del Pollaiolo, il cui sguardo raffinato e sereno accoglie i visitatori all’ingresso principale, creando un’atmosfera di eleganza e calma. Altri dettagli floreali e paesaggi naturali offrono una connessione visiva con la bellezza del territorio lombardo, con lo scopo di alleviare l’ansia e il senso di isolamento spesso associati a questi ambienti. Una delle opere più suggestive è probabilmente l’ingrandimento de la Madonna con il Bambino di Botticelli, si trova nel triage ostetrico e suggerisce il messaggio empatico di maternità.

Anche in questo caso, ogni gigantografia è accompagnata da schede descrittive e QR code che permettono di approfondire il contesto e i dettagli artistici delle opere. Inoltre, il progetto prevede l’utilizzo della tecnologia per rendere l’arte accessibile a tutti. I pazienti possono esplorare virtualmente le collezioni del Poldi Pezzoli attraverso dispositivi multimediali presenti in ospedale oppure guardare video e contenuti speciali che raccontano il progetto e il patrimonio del museo.
I progetti realizzati da Humanitas a Bergamo, Rozzano e San Pio X testimoniano come l’arte possa svolgere un ruolo terapeutico, contribuendo al benessere psico-fisico dei pazienti e offrendo momenti di conforto al personale sanitario e ai familiari. In ciascuna sede, il dialogo tra sanità e cultura ha dato vita a iniziative che, grazie alla forza comunicativa e al potere evocativo dell’arte, trasformano gli spazi ospedalieri in luoghi più accoglienti e meno alienanti. Ogni dettaglio, dalle gigantografie selezionate a Bergamo, ai capolavori della Pinacoteca di Brera a Rozzano, fino alle eleganti opere del Museo Poldi Pezzoli a San Pio X, racconta l’impegno di creare un ambiente che non solo cura, ma anche accompagna e rassicura.
Il progetto La Cura e la Bellezza rappresenta un esempio straordinario di sinergia tra ospedali, musei e comunità, mostrando come l’arte possa migliorare la qualità della vita rientrando nel concetto ombrello dell’umanizzazione delle cure e di conseguenza dell’esperienza ospedaliera. Attraverso collaborazioni con l’Accademia Carrara, la Pinacoteca di Brera e il Museo Poldi Pezzoli, Humanitas ha costruito un ponte tra cultura e sanità, ridefinendo il concetto stesso di cura, intesa non solo come attenzione clinica, ma anche come attenzione alle emozioni, ai ricordi e alla speranza.
Queste iniziative evidenziano quanto sia importante portare l’arte fuori dai musei, rendendola parte integrante della quotidianità, anche in luoghi inaspettati come gli ospedali. I musei sono fatti portatori della definizione di museo dell’ICOM, portando conoscenza e fruizione anche fuori dalle teche o del palazzo-museo, cambiando prospettiva e punto di sguardo probabilmente. Il museo deve vivere nella quotidianità della comunità e farne parte a tutti gli effetti, facendosi entità attiva e non solo passiva aspettando e accogliendo i visitatori. In un’epoca in cui il benessere psicofisico è sempre più al centro dell’attenzione, progetti come questo dimostrano come la cultura possa essere un alleato fondamentale per costruire un ambiente più umano e inclusivo.
Durante le degenze, soprattutto nell’era in cui la tecnologia e la specializzazione medica hanno trasformato molte malattie da fatali a croniche, i pazienti spesso sperimentano un senso di spaesamento e disorientamento, perdendo il contatto con le proprie radici. Progetti questo offrono un punto di ancoraggio, permettendo alle persone di ritrovare un legame con una tradizione che ci accomuna tutti. Sono una vera e propria immersione nella bellezza, capace di restituire orientamento, conforto e connessione emotiva.
Dopotutto, nei musei ci sono i curatori e negli ospedali il personale di cura: un legame che non può essere una casualità!
Un sentito ringraziamento al Dottor Bombardiere, direttore scientifico di Humanitas Gavazzeni, alla Dottoressa Debelli, portavoce e ufficio stampa Sindaca Bergamo, ex ufficio stampa Humanitas Gavazzeni e alla Professoressa Marini, Direttore scientifico e dell'innovazione Area Sanità e Salute ISTUD, per la loro accoglienza calorosa, l’ospitalità e la straordinaria dedizione che accompagnano questo percorso da quasi tre anni.
Immagine di copertina: Camera di degenza, Carrara in Humanitas, Canaletto (Antonio Canal) Il Canal Grande da Ca’ Foscari verso il ponte di Rialto
È cultural designer e dottoranda in Medical Humanities e Welfare Polices. Il suo filo conduttore è la cura del benessere delle persone, che sia dietro un palco con Grato Cuore, Rosetum Jazzfestival, una cattedra alla Mohole School o una ricerca per ripensare la progettazione degli ambienti sanitari attraverso interventi artistici. Con Spaghetti Boost affronterà diversi temi sul binomio arte e santità in contesti internazionali e nazionali, proponendo come innovarlo concretamente.