Tra storia e sabbia: benvenuti ad AlUla

Un museo a cielo aperto tra rovine nabatee, arte contemporanea e meraviglie naturali dell'Arabia Saudita

21.07.25

C’è un posto nel mondo dove l’idea stessa di “museo” viene messa in discussione: non ci sono pareti, né luci o percorsi di visita prestabiliti. È il paesaggio stesso a raccontare, guidare, stupire. Stiamo parlando di AlUla, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita, in un’area desertica che è anche una delle più affascinanti zone archeologiche, naturali e artistiche del pianeta. Sì, fa caldo, tanto caldo, ma non abbastanza da fermare chi è in cerca di storia, bellezza e nuove esperienze.

Utilizzare una sola espressione per definire AlUla è impossibile. É una città abitata da oltre 5.000 anni, è un’oasi che resiste alle difficili condizioni climatiche ed è perfino una regione che ospita montagne, canyon e altipiani. Una destinazione che in poco tempo è diventata il simbolo del nuovo volto culturale dell’Arabia Saudita. Il suo cuore archeologico è Hegra, meglio nota come Madain Saleh. Si tratta del primo sito saudita riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO che ospita più di 110 tombe monumentali scolpite nella roccia dall’antico popolo dei Nabatei, lo stesso che costruì Petra in Giordania. Alcuni sepolcri raggiungono i 22 metri d’altezza e sono decorati con motivi geometrici, colonne, iscrizioni e figure: un’eredità in termini di architettura e simbolismo che riflette i complessi scambi culturali e commerciali tra la penisola arabica, il Mediterraneo e l’Asia.

Qaṣr al-Farīd, Hegra, Arabia Saudita Qaṣr al-Farīd, Hegra, Arabia Saudita

Ma se Hegra è il volto più famoso di AlUla, non è certo l’unico. A pochi chilometri si trovano i resti di Dadan, capitale dell’omonimo regno e poi del regno di Lihyan, con statue colossali e una necropoli scavata nella roccia che dimostra quanto fosse avanzata questa civiltà già nel I millennio a.C. Più incredibile ancora è Jabal Ikmah: una gola rocciosa che presenta centinaia di petroglifi e iscrizioni rupestri in aramaico, tamudico, dadanita e nabateo. Una sorta di biblioteca a cielo aperto che ha permesso agli studiosi di ricostruire aspetti della vita quotidiana, dei riti religiosi e del commercio lungo la Via dell’Incenso.

Se si parla di paesaggio naturale AlUla è uno spettacolo continuo. Qui il deserto non è mai monotono: si passa da formazioni rocciose scolpite dal vento come la celebre “Elephant Rock”, un’enorme struttura di arenaria che ricorda una gigantesca testa d’elefante, ai canyon e alle distese di sabbia rossa punteggiate da oasi rigogliose. Il contrasto tra aridità e vegetazione è parte integrante dell’esperienza. Non è un caso se sempre più viaggiatori la scelgono non solo per le escursioni, ma per delle vere e proprie esperienze immersive: trekking, albe nel deserto, voli in mongolfiera, notti sotto le stelle e tour in 4x4 sono solo alcune delle attività possibili.

AIUla, centro abitato, Arabia Saudita
AIUla, Arabia Saudita
Hegra, Arabia Saudita
AIUla, Elephant Rock, Arabia Saudita
Arte rupestre nella regione di Ha'il dell'Arabia Saudita

Ma AlUla è anche proiettata verso il futuro e negli ultimi anni si è trasformata in un hub internazionale per l’arte contemporanea. Qui si tiene “Desert X AlUla”, un evento che porta installazioni site-specific nel deserto coinvolgendo artisti sauditi e internazionali in un dialogo diretto con il luogo. A questo si aggiungono mostre, residenze d’artista, opere permanenti, performance e progetti educativi curati dalla Royal Commission for AlUla, l’ente che guida lo sviluppo culturale e turistico della regione. Non manca nemmeno un festival internazionale, ovvero il “Winter at Tantora”, una rassegna che unisce musica, arte, cinema e che nelle passate edizioni ha ospitato artisti del calibro di Andrea Bocelli e Alicia Keys in scenari spettacolari come il Maraya Concert Hall: una struttura specchiante immersa nel deserto che è anche il più grande edificio riflettente al mondo. Insomma, l’idea è chiara: AlUla non è solo un sito da preservare, è un luogo dove cultura, turismo e sostenibilità possono incontrarsi. Un esempio lampante di come l’Arabia Saudita stia investendo in soft power culturale, ma anche un’occasione unica per il pubblico globale di riscoprire la complessità e la ricchezza della storia araba, troppo spesso ignorata o ridotta a stereotipo. 

Visitare AlUla oggi significa trovarsi nel punto esatto in cui passato remoto e contemporaneità si guardano negli occhi.

Immagine di copertina: Maraya Concert Hall, AIUla, Arabia Saudita

Personalità radio televisiva, digital content creator, scrittrice per diverse testate e autrice del volume “Arte Queer. Corpi, segni, storie” edito da Rizzoli, Elisabetta Roncati ha deciso di unire formazione universitaria economica/manageriale e passione per la cultura con un unico obbiettivo: avvicinare le persone all’arte in maniera chiara, facilmente comprensibile e professionale. Interessata a ogni forma di espressione artistica e culturale, contemporanea e non, ha due grandi passioni: l’arte extra-europea e i diritti civili. Nel 2018 ha fondato il marchio registrato Art Nomade Milan con cui si occupa di divulgazione digitale sui principali social media (Instagram e Tik Tok @artnomademilan).

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