La grande mostra di Gabriel Orozco al Museo Jumex di Città del Messico

Installazioni, giochi e sculture: il Museo Jumex, cuore pulsante dell’arte contemporanea messicana ospita una mostra imperdibile.

20.06.25

Una ragazza passeggia per le strade di una città. Ci rendiamo conto di essere in una città messicana solo dall’accento della seconda voce che irrompe sulla scena. Una (triste) classica scena di cat-calling, compiuta da un uomo ai danni della ragazza. Il giovane si alza dallo sgabello su cui era seduto e inizia a seguirla come una bestia farebbe con la sua “preda”. Continua con quelli che, secondo lui, dovrebbero essere dei complimenti per conquistarla. La ragazza lo ignora e prosegue per la sua strada senza mai voltarsi. A un certo punto, un forte boato spezza la scena. Qualcosa è caduto dal cielo: una gigantesca bottiglia di succo di frutta colpisce in pieno il ragazzo, schiacciandolo sul marciapiede.

Una voce fuori campo esclama:

“¿Quieres un mundo diferente y más sano? Nuevo Chispazo, bebida a base de zanahoria, frutas y verdura. ¡Solo para gente sana!”. (“Vuoi un mondo differente e più sano? Il nuovo Chispazo, una bevanda a base di carota, frutta e verdura. Solo per persone sane”)

Si tratta di uno spot televisivo del 2002 della compagnia Jumex, il secondo produttore di succhi e bevande naturali in Messico dopo Del Valle. Un’azienda con una lunga tradizione di marketing, i cui spot hanno spesso messo in risalto la cultura popolare messicana, con mariachi, lottatori mascherati e persino personaggi dell’età d’oro del cinema messicano. Jumex si è anche distinta per aver preso posizione su temi civili e sociali, come dimostra la scena che vi ho appena descritto, in cui il tema della violenza di genere veniva trattato e criticato, anche se in maniera più leggera rispetto a come siamo abituati oggi.

LA STORIA DELLA JUMEX FOUNDATION

Oggi Jumex è stata ereditata da Eugenio López Alonso che, insieme a un team di professionisti dell’arte, ha fondato la Jumex Foundation per promuovere l’arte contemporanea attraverso il collezionismo, la formazione, la ricerca e il sostegno ad artisti e musei. La Fundación Jumex Arte Contemporáneo è stata ufficialmente istituita il 3 marzo 2001 con il prezioso supporto di Eugenio López Rodea e Isabel Alonso de López, e ha presentato la prima mostra della Collezione Jumex presso la Galería Jumex: un edificio di 1.400 metri quadrati a Ecatepec, un’aria industriale di Città del Messico, all’interno della sede del Grupo Jumex.

Sebbene ci fosse un pubblico interessato alle mostre di Ecatepec, López Alonso sapeva di dover andare oltre per condividere il proprio entusiasmo per l’arte contemporanea con un pubblico più vasto. Da qui l’idea di fondare un museo che potesse far conoscere al pubblico locale il lavoro di artisti contemporanei di fama internazionale. Riunì il suo team e affidò all’architetto britannico David Chipperfield il compito di progettare l’edificio, che sarebbe diventato la sua prima opera architettonica in America Latina. Il 19 novembre 2013, il Museo Jumex ha aperto ufficialmente le sue porte, con l’obiettivo di risvegliare la sensibilità e il pensiero critico di visitatori provenienti da contesti diversi.

LA MOSTRA “GABRIEL OROZCO: POLITÉCNICO NACIONAL”

Qualche mese fa sono stato in Messico, un viaggio tra amici, abbastanza on the road, dove abbiamo visitato diverse città di questo Paese immenso. Se qualcuno stesse pensando di andarci e volesse anche scoprire esempi interessanti di arte contemporanea, direi che la quasi totalità dell’offerta si concentra proprio lì, a Città del Messico.

Uno dei musei che mi ha colpito di più è stato sicuramente lo stesso Museo Jumex. Prima di tutto perché, entrando, non si ha la sensazione di accedere a un museo nel senso tradizionale del termine, ma piuttosto a uno spazio aperto e libero. Non ci sono casse o sportelli a filtrare l’ingresso, ma solo personale gentile che ti accoglie e ti orienta con discrezione.

Quando l’ho visitato, era in corso la mostra Gabriel Orozco: Politécnico Nacional (che chiuderà al pubblico il 3 agosto 2025), la prima esposizione museale dell’artista in Messico dal 2006. Orozco è una delle figure più rilevanti dell’arte contemporanea messicana, nonché una presenza di riferimento nel panorama internazionale da oltre trent’anni, avendo messo continuamente in discussione che cosa possa essere considerato arte, come si realizza e su cosa dovrebbe focalizzarsi.

Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio).
Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio).
Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio).
Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio).
Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio).

Curata da Briony Fer in stretta collaborazione con l’artista, la mostra traccia le linee di fuga della sua pratica: tecniche sviluppate nel tempo come la rotazione, la simmetria e la capacità di dare forma al tempo stesso come materiale e concetto.

L’esposizione presenta circa 300 opere, attraversando media differenti e accostando pratiche che, in molti casi, sarebbero considerate contraddittorie: piccole sculture, complesse installazioni, fotografie, disegni, pittura, oggetti trovati e assemblaggi. Il tutto, come spesso accade nel lavoro di Orozco, accompagnato da un tocco ludico e sperimentale.

Non a caso, nella piazza esterna del museo è stata installata una nuova versione delle sue celebri tavole da ping-pong con stagno. I visitatori possono interagire direttamente con l’opera, composta da due tavoli da ping-pong disposti attorno a uno stagno artificiale. Mesa de ping-pong con estanque (2025) è una delle tante opere basate sul gioco, presenti in mostra e rappresenta bene l’interesse dell’artista per la scultura come esperienza pubblica e partecipativa.

Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio). Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio).

Gabriel Orozco: Politécnico Nacional è una mostra in cui non solo si possono toccare le opere, ma dove ci si può davvero anche divertire e giocare. Come accade, ad esempio, con il tavolo da biliardo al secondo piano, dove la pallina bianca è appesa a un filo — e va colpita con la stecca quando è in movimento.

GABRIEL OROZCO E LE SUE OPERE DISSACRANTI

Orozco, da molti, verrà sicuramente ricordato per la sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 1993 con Empty Shoebox (1993). In un contesto spesso impersonale e standardizzato, dove tutti sono chiamati a esporre, Orozco compie una mossa sorprendentemente intima: decide di esporre una semplice scatola da scarpe bianca, vuota.

L’artista ha raccontato più volte di utilizzare le scatole da scarpe per conservare piccoli oggetti, lavori, ricordi — una pratica comune a molti di noi. Uno spazio domestico, privato, che diventa custode della memoria e dell’intimità. Con Empty Shoebox, Orozco riempie il grande e anonimo spazio espositivo con qualcosa di radicalmente personale: un contenitore fragile e quotidiano, che diventa metafora del proprio archivio di vita.

Empty Shoe Box (Caja vacia de zapatos), 1993 Empty Shoe Box (Caja vacia de zapatos), 1993

Divertente anche l’aneddoto che l’artista stesso racconta, legato all’allestimento di quest’opera:

“Poco prima dell’inaugurazione stavo controllando il mio spazio e non riuscivo a trovare la scatola da scarpe. Ho subito pensato che fosse stata buttata nella spazzatura dal personale di pulizia. Sono andato al cassonetto ed era proprio lì, l’ho ripresa e l’ho rimessa dentro.”

In questo episodio si racchiude tutta la forza dissacrante e ironica della sua pratica artistica. Con le opere di Orozco si riflette, si ride, si gioca, ma soprattutto si impara a osservare il mondo da prospettive nuove.

Se quest’estate avete in programma di visitare Città del Messico, vi consiglio caldamente una tappa al Museo Jumex per vedere la mostra di Gabriel Orozco e scoprire questa bella realtà. Non ve ne pentirete!

Immagine di copertina: Installation view of the exhibition Gabriel Orozco: Politécnico Nacional. Museo Jumex, 2025. Photo: Gerardo Landa & Eduardo López (GLR Estudio).

Alessio Vigni, nato nel 1994. Progetta, cura, scrive e si occupa di arte e cultura contemporanea.


Collabora con importanti musei, fiere d'arte, organizzazioni artistiche ed è consulente esterno della Fondazione Imago Mundi (Treviso). Come curatore indipendente, lavora principalmente con artisti emergenti. Recentemente ha curato SNITCH Vol.2 (Verona, 2024), Dialoghi empatici (Milano, 2024) e la mostra SNITCH (Bologna, 2023). La sua pratica curatoriale indaga il rapporto tra il corpo umano e le relazioni sociali dell'uomo contemporaneo.


Scrive per diverse riviste specializzate ed è autore di cataloghi d'arte e podcast. Per Psicografici Editore è coautore di SNITCH. Dentro la trappola (Roma, 2023). Dal 2024 è membro dell'Advisory Board di (un)fair.

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