Wayfinding, strategie di orientamento: Arte come alleato emotivo per pazienti, caregiver e staff medico

"L'interazione di un paziente con un'opera d'arte rappresenta un momento di bellezza e leggerezza, in cui il paziente può pensare a qualcosa di diverso dalla sua malattia. C’è anche una funzione pratica dell’arte: come strumento di orientamento per aiutare i pazienti che possono essere stressati e ansiosi a orientarsi nello spazio. "

Nell’ultimo articolo abbiamo affrontato i punti chiave, storici e terminologici, di che cosa voglia dire ripensare gli ambienti sanitari attraverso la cultura. 

Con questo secondo scritto si vuole andare ad approfondire la tematica dell’orientamento in ospedale. Che cos’è, cosa comporta, che effetti può avere e quali soluzioni strategiche-progettuali può offrirci l’arte. 

Tiffany Lin, Aquatic Flora I & II di Tsai Yoshikawa, 2017, St. Thomas Hospital, Londra Tiffany Lin, Aquatic Flora I & II di Tsai Yoshikawa, 2017, St. Thomas Hospital, Londra

Con Spaghetti Boost, l’obiettivo è quello di tracciare una linea teorica scientifica solida rendendola fruibile, dando delle best practice e infine dei consigli pratici su come iniziare ad attivarsi in modalità semplici ed efficaci. 

E’ noto come gli ospedali siano strutture architettoniche complesse- con dipartimenti, specialità, sotto-specialità, reparti- collegati da piazze, corridoi e ascensori. Esempi sono il pronto soccorso, la radiologia, l’oncologia, l’ortopedia, la terapia intensiva… Negli anni questi complessi possono espandersi o adattarsi per esigenze pratiche. Ciò può compromettere le buone intenzioni dei progettisti originari. 

Per questo in letteratura si pone attenzione sul tema dell’orientamento. Esso è problema cronico per pazienti, accompagnatori e personale2. Le persone si perdono per diverse ragioni legate alla segnaletica poco chiara o insufficiente; zone interne chiuse per manutenzione – quindi si cambia il percorso per arrivarci; layout simili tra i reparti e ciò rende difficile distinguere un’area dall’altra; informazioni poco chiare date al desk informativo o addirittura barriere linguistiche per cui si crea una complicazione di comprensione e di lettura delle informazioni. Accessibilità e inclusività sono altri temi caldi: difficoltà nella vista, nell’udito e nel movimento. Infine, bisogna ricordarsi che i pazienti e i caregiver vivono uno stato emotivo alterato, per cui stress e ansia sono all’ordine del giorno. Ciò può compromettere la capacità di concentrazione e di orientamento. Quest’ultima è stata associata all’ipertensione arteriosa, all’aumento dell’aggressività fisica, all’affaticamento, a pressione alta e all’affaticamento dei pazienti3. Per l’utenza più adulta di certo ci sono difficoltà maggiori per quanto riguarda i tragitti lunghi e poco illuminati che provocano inciampi. 

Conseguenze legate a queste criticità si possono identificare nel ritardo nell’arrivo alle visite o ai ricoveri programmati. Ciò equivale alla creazione di una catena di ritardi che influisce inevitabilmente sullo stress e difficoltà per il personale di cura che gestisce le agende giornaliere. Il perdersi può comportare una creazione di frustrazione che può generare una cattiva impressione della struttura ospedaliera, il livello di soddisfazione diminuisce e con esso la reputazione della struttura4.

Andando ad analizzare anche il tema dei costi, un orientamento progettato male ha un impatto negativo.

Sebbene le persone agilmente chiedano informazioni al personale, ciò si ripercuote negativamente in termini di costi e tempo speso dal personale per fornire indicazioni.
Il costo indiretto della perdita di produttività riguarda il tempo sottratto all'assistenza ai pazienti o ad altre mansioni. In uno studio del 1990, il costo annuale del sistema di orientamento presso un importante ospedale è stato calcolato in oltre 220.000 dollari (circa 438.000 dollari di oggi). Gran parte di questo importo era il costo nascosto del personale (diverso da quello addetto alle informazioni) che fornisce indicazioni, che aveva sommato più di 4.500 ore di lavoro, l'equivalente di più di due posizioni a tempo pieno5.

Da questa analisi di contesto, si vuole andare a definire cosa si intenda per wayfinding. Truelove, Sprague e Coloney lo definiscono come la navigazione da un luogo all'altro6 o, più semplicemente, la capacità di trovare la strada senza perdersi7.

Secondo International Heath Facilities Guidelines, i principali elementi architettonici del wayfinding8 includono i seguenti punti: 


  • Zone - aree caratterizzate da una particolare funzione e dotate di un'identità unica.

  • Percorsi/circolazione - aree distinte per il movimento da e verso le destinazioni.

  • Punti di riferimento o landmark - oggetti/elementi utilizzati per indicare una posizione/area lungo un percorso o una destinazione.

  • Nodi - un punto di una rete/sistema in cui i percorsi si intersecano o si diramano; di solito un punto in cui necessario prendere una decisione.

  • Bordi - il modo in cui viene definito il perimetro di un percorso, di una zona.

Quindi le funzioni possono essere riassunte in: 


  • Identificazione (es. nome di un reparto) 

  • Direzione (es. mappa degli spazi) 

  • Informazione (es. bagno/ascensore) 

  • Regolazione (es. cosa si può fare e cosa no) 

Il wayfinding include la progettazione di tutti gli elementi che trasformano un ambiente in un organismo capace di comunicare efficacemente. Questo concetto va oltre la semplice implementazione di sistemi di segnaletica, includendo anche la re-immaginazione delle strutture architettoniche e urbanistiche stesse. Queste strutture dovrebbero essere concepite non solo in termini di forma e funzione, ma anche come oggetti dotati di quella che può essere definita come affordance semiotica: la capacità esplicita di invitare all'interpretazione, di orientare le scelte e di guidare verso la soluzione desiderata. Questo tipo di affordance, unitamente allo sviluppo di sistemi grafici complementari, trasforma il wayfinding in una vera e propria ergonomia della comunicazione ambientale9.

Il termine wayfinding è stato coniato da Kevin Lynch negli anni '60 e abbraccia diverse discipline, tra cui architettura, design grafico, sociologia e psicologia ambientale. Consiste nella progettazione fisica e cognitiva degli elementi che costituiscono la guida spaziale, come la segnaletica, le mappe, la disposizione dei segnali nello spazio, l'uso del colore e dei pittogrammi, al fine di rendere l'ambiente più accogliente e comprensibile10.

E’ qui che l’arte può arrivare come soluzione. Pensate a facili esempi come l’associazione città-opera d’arte. Berlino e la porta di Brandeburgo, Parigi e la Tour Eiffel o Londra e il London Bridge. 
Ciò che unisce queste quattro città. È avere un landmark riconoscibile, imponente e che dà un certo aiuto nella costruzione urbanistica della città. Di sicuro i colleghi di feat. di Spaghetti Boost potranno descrivere meglio di me i lavori d’arte contemporanea eseguiti negli ultimi anni che assolvono funzioni similari.

Se consideriamo un classico della letteratura, è facile capire perché le opere d'arte sono un buon candidato per l'assistenza al wayfinding. In Mental Representations: A Dual Coding Approach, viene spiegato che le immagini non solo sono più facili da riconoscere ed elaborare rispetto alle parole, ma anche da ricordare. Le parole, da un lato, entrano nella memoria a lungo termine con un unico codice. Le immagini, invece, contengono due codici: uno visivo e l'altro verbale, ciascuno memorizzato in luoghi diversi del cervello. Questa doppia codifica delle immagini consente due modi indipendenti di accedere ai ricordi visivi, il che aumenta le probabilità di ricordarne almeno uno11.

Per i più attenti alla vista, i landmark, i grafici in grassetto e le opere d'arte forniscono indizi utili. Come vedremo negli esempi di best practice, più una scultura è inusuale e distinta, più si ricorderà. 

Ospedali e altre strutture sanitarie hanno utilizzato l'arte per guidare pazienti e visitatori in nuove aree dell'edificio e incorporare elementi locali per far sentire le persone più a casa.

A questo punto la domanda che sorge spontanea è: come scegliere l’opera, di che tipologia deve essere per avere un impatto sulle utenze prese in considerazione?
Questo tema è caldissimo e ci vorrebbe uno scritto a parte. Vogliamo solo lasciare la suggestione degli studi portati avanti da Roger Ulrich sull’arte paesaggistica e della Cleveland Clinic nell’Ohio sul valore delle commissioni e di conseguenza dell’arte contemporanea12.

I fattori principali da considerare quando si scelgono opere d'arte per favorire il wayfinding sono quattro: la scala, il colore, il marchio e la varietà.

Per scala e colore: opere d'arte astratte, colorate e vivaci vanno bene in spazi pubblici più ampi e con un gruppo più eterogeneo, ma man mano che ci si addentra nel percorso dei pazienti, dei familiari e del personale, le opere d'arte dovrebbero diventare più piccole e più organiche, dettagliate e rilassanti. In questo modo si crea un flusso intuitivo e memorabile e una chiara guida visiva che si adatta proporzionalmente alle dimensioni di ogni tipo di spazio. Si vanno così a contrassegnare i vari piani e dare ad un reparto specifico un colore o un tema.

 

Per il marchio: si può giocare visivamente con il nome e con i colori del logo. Rendendo riconoscibile e memorabile la hall d’accoglienza principale. 


Per la varietà: Non è consigliabile utilizzare solo opere d'arte incorniciate, per esempio. Una varietà di mezzi, texture e forme può comunque essere coesiva, differenziando al tempo stesso gli spazi con punti di contatto distinti.


Un’altra strategia è quella di coinvolgere artisti locali tramite open call o call to action, rendendo ancora più personale e territoriale quello specifico spazio scelto. 

Andando a toccare l’impatto di un wayfinding efficace, esso migliora la qualità e i risultati dell’ospedale, in quanto: 


  • Riduce lo stress e la fatica del personale e dei pazienti e dei caregiver;

  • Aumenta l'efficacia nell'erogazione delle cure;

  • Migliora la sicurezza dei pazienti;

  • Migliorare i risultati per i pazienti;

  • Migliora la qualità complessiva dell'assistenza sanitaria;

  • Migliora le prestazioni operative complessive dell'ospedale13.

Finora si è ricostruito il significato di alcuni termini e spiegato come applicarlo nella teoria; come per ogni buona teorizzazione, è importante dare degli esempi concreti.

Il primo è la già citata Cleveland Clinic in Ohio. 

E’ un ospedale formato da 170 aree, 59 strutture e 1300 degenze con sede centrale a Cleveland e succursali in Florida, Nevada, Canada, Emirati Arabi e la nuovissima sede a Londra, inaugurata nel 2022. 

Nel 2006 è stato istituito il progetto Power of Art, il programma d'arte che ha ricevuto un dipartimento curatoriale interno. A oggi, costituisce il motore principale per la gestione dell'acquisizione di opere d'arte, della manutenzione, degli studi per scegliere quali tipologie di opere inserire all’interno della collezione, ascoltando i vari soggetti coinvolti e infine organizzare mostre temporanee dentro e fuori dall’ospedale. Quest’ultima funzione è importante perché permette un collegamento con la città, creando una connessione con il territorio e facendo in modo che la struttura non sia isolata e sia non diventi una città nella città.

A oggi l’istituto conta oltre 63.000 opere d’arte e la missione è quella di arricchirla sempre di più; così da ispirare costantemente pazienti, visitatori, dipendenti e la comunità, senza che diventi monotona o scontata per i soggetti che devono trascorrere un lungo periodo all’interno di questi spazi. Le opere vengono acquistate, rilevate tramite donazioni, commissionate, creando opere site specific o attraverso residenze artistiche e anche tramite vendite all’asta per rigenerare finanziamenti per l’acquisto di altre opere. La collezione è composta da dipinti, stampe, opere su carta, fotografie, sculture, videoinstallazioni, quadri astratti, paesaggistici e di soggetti i più svariati possibili e realizzati da diversi media artistici. Le opere sono installate in spazi e corridoi pubblici. Inoltre, il programma Power of Art prevede anche la possibilità da parte dei pazienti di scegliere dei poster d’arte da installare nelle sale da visita, nelle stanze di degenza e nei corridoi.


Per entrare ulteriormente in contatto con gli spettatori, la squadra di lavoro si è concentrata sulla raccolta di artisti legati alla zona (circa il 18% degli oltre 1.000 artisti).

Un’altra strategia si individua nel fatto che la collezione nel suo complesso è eclettica: ciò deriva dalla consapevolezza che le persone la noteranno di più e di conseguenza ne avranno un ricordo, funzione fondamentale, come si è visto, per l’orientamento. 
Sebbene i ricercatori dell’ospedale fossero a conoscenza delle ricerche sul ruolo positivo dell'arte, non avevano prove che l'approccio eclettico che stavano adottando fosse benefico. Per colmare questa lacuna, tra il 2012 e il 2014 l'istituto ha condotto una propria ricerca sull'impatto dell'arte sull'esperienza del paziente in collaborazione con il Market Research and Analytics si iniziano a raccogliere dati sulla collezione d’arte14

Una delle opere più significative per quanto riguarda il wayfinding è un'installazione video chiamata Mike Kelly I, dell'artista Jennifer Steinkamp. E’ situata nell'atrio principale, la proiezione mostra un albero animato e le sue metamorfosi attraverso le stagioni. L'opera si è rivelata così popolare che sono stati aggiunti dei posti a sedere per accogliere il numero di spettatori.

Jennifer Steinkamp, Mike Kelley 1, 2007, Linda and Malcolm Glazer Family Lobby in Cleveland Clinic Children's, Ohio Jennifer Steinkamp, Mike Kelley 1, 2007, Linda and Malcolm Glazer Family Lobby in Cleveland Clinic Children's, Ohio

All’ingresso del Main Campus, invece, si trova un'enorme scultura in acciaio e pietra di una figura umana seduta composta da lettere fuse insieme eseguita da Juame Plensa. La Direttrice della collezione la descrive così: Le lettere che vedete sono arbitrarie, non indicano necessariamente qualcosa. Il volto è lasciato deliberatamente vuoto. Questo vuole incarnare il fatto che ogni uomo, ogni donna, tutti noi attraversiamo il viaggio del paziente in un determinato momento15.

Jaume Plensa, Cleveland Soul, 2007 Jaume Plensa, Cleveland Soul, 2007

Entrando nella galleria principale si trova una mostra dedicata ad una serie di fotografie. In realtà non è affatto una galleria, ma un corridoio largo tre metri. Questo luogo di passaggio è una delle arterie principali della Clinica; infatti, è molto trafficato dato che collega alcuni degli edifici più recenti della Clinica. Avendo molto spazio a disposizione si possono collocare opere di grandi dimensioni, addirittura di due metri e mezzo.

Barry Underwood, Cuyahoga, 2013, Tomsich Pathology & Laboratory Medicine Institute at main campus, Cleveland Barry Underwood, Cuyahoga, 2013, Tomsich Pathology & Laboratory Medicine Institute at main campus, Cleveland

Seconda best practice che si vuole analizzare è il Nationwide Children's Hospital, Columbus.


La pavimentazione ha fornito una tavolozza per una strategia di elementi di percorso per il wayfinding del Nationwide Children's Hospital. Formation, uno studio di progettazione di Houston, TX, è stato chiamato a sviluppare un sistema di orientamento chiaro con un senso positivo del luogo per le famiglie. Il risultato sono pareti colorate, segnaletica sovradimensionata e motivi di foglie sul pavimento per fornire un chiaro sistema di orientamento e indicazioni visive a pazienti e famiglie. La grafica ambientale - sagome dai colori vivaci di flora e fauna autoctone dell'Ohio - porta il mondo naturale all'interno dell'ospedale.


Un disegno del pavimento facilmente identificabile attraversa il campus dell'ospedale; i colori del percorso e gli indicatori lungo la strada aiutano i pazienti, i loro familiari e i visitatori a trovare le loro destinazioni.


Ad accompagnare per ogni reparto ci sono una sequenza di animali in legno che creano empatia con i piccoli pazienti e i loro familiari.

FKP Architects, Ralph Appelbaum Associates, Inc, Nationwide Children's Hospital Wayfinding + Experience Design, Columbus, nd

FKP Architects, Ralph Appelbaum Associates, Inc, Nationwide Children's Hospital Wayfinding + Experience Design, Columbus, nd

FKP Architects, Ralph Appelbaum Associates, Inc, Nationwide Children's Hospital Wayfinding + Experience Design, Columbus, nd

FKP Architects, Ralph Appelbaum Associates, Inc, Nationwide Children's Hospital Wayfinding + Experience Design, Columbus, nd

FKP Architects, Ralph Appelbaum Associates, Inc, Nationwide Children's Hospital Wayfinding + Experience Design, Columbus, nd

FKP Architects, Ralph Appelbaum Associates, Inc, Nationwide Children's Hospital Wayfinding + Experience Design, Columbus, nd

Ultimo modello che si vuole analizzare, in realtà è una co-creazione; cioè Ginger nell’Inova Shar Cancer Center, Fairfax negli Stati Uniti. 


Una settimana dopo che l'artista Valerie Theberge aveva iniziato a realizzare un mosaico per l'atrio del nuovo Inova Shar Cancer Center, alla madre venne diagnosticato un cancro. Ginger, come la chiamavano in famiglia, morì poche settimane dopo. Theberge si è sentita legata a sua madre durante tutto il processo di realizzazione del mosaico. Sentiva che avevano creato l'opera insieme e l'ha chiamata Ginger in onore di sua madre. Dopo aver visto Ginger, la donatrice Julia DuBois ha commentato che la parte superiore assomigliava a una cellula cancerosa e la parte inferiore con le stelle mostrava speranza ed eccitazione. DuBois aveva appena perso il marito per un cancro ai polmoni e quest’opera le ha subito infuso speranza16.

Già a partire dal parcheggio è subito riconoscibile il centro oncologico con la sua fontana e il logo della struttura. Subito si può immaginare il valore simbolico attivante di questa scultura. Il tema naturalistico viene ripreso in tutte le hall in cui si trovano i desk informativi. Personale dedicato è disponibile all’ingresso per accompagnare nei vari reparti. Anche nei corridoi si viene accompagnati da piante, spazi di riposo e piccole gallerie d’arte che hanno funzione di sale d’attesa. Nella radioterapia, invece, tutto il reparto è caratterizzato da arte digitale con proiezione che cambiano regolarmente. 

Valerie Theberge, Ginger, 2019, Fairfax Valerie Theberge, Ginger, 2019, Fairfax

In questo articolo abbiamo dato una definizione di orientamento e di wayfinding ospedaliero, che ha lo scopo di migliorare l’esperienza del paziente e contribuire a ridurre lo stress di chi vive i luoghi di cura quotidianamente. E’ una progettazione multidisciplinare che combina principi della psicologia cognitiva e del comportamento umano per una migliore comprensione dell’ambiente circostante.
Cosa si potrebbe fare concretamente subito per mettere in atto questa teoria?


Primo passo sarebbe progettare l’intervento a partire dalla stesura di un patient journey map o roadmap per definire dove-nel singolo caso-intervenire. 

Riportiamo qui un esempio:


Dalla pre-vista, all’uscita ai vari passaggi all’interno della struttura si andranno a identificare tutte le difficoltà di orientamento e ipotizzare come migliorarle anche con lo strumento dell’arte visiva. 

Identificati gli scogli, si può ragionare su come utilizzare bene i propri strumenti, ipotesi potrebbero essere: 


  • Sviluppare uno storytelling unico dando un’identità per ogni spazio, visivamente, tramite landmark.

  • Dare un senso di orientamento e quadro di riferimento, dando un nome all’edificio, al piano e al dipartimento segnalandolo chiaramente. 

  • Fornire indicazioni visive memorabili con landmark. 

  • Assistenza di personale nei punti critici di decisione.

  • I percorsi precisamente delineati contribuiscono a semplificare il processo decisionale, consolidando tutti i percorsi.

Ancora più importante è ricordare che questi interventi, una volta progettati, chiedendo la collaborazione di tutte le utenze, vanno anche monitorati nel tempo tramite strategie di feedback andando ad intervenire lì dove sono sorte problematiche.

Note

(1)M. Fenichel (2014). The Picture of Health: Art Exhibits in Cancer Centers Help Patients and Families Heal. Cure, 15 (3).

(2)Pati, D., Harvey, T., & Willis, D. (2015). Identifying elements of the health care environment that contribute to wayfinding. HERD: Health Environments Research & Design Journal, 8(3), 4-67.

(3)Carpman, J., & Grant, M. A. (2001). Design that cares. San Francisco, CA: Jossey-Bass. 

(4)Cooper, R. (2010). Wayfinding for health care: Best practices for today’s facilities. Chicago, IL: AHA Press/Health Forum.

(5)Zimring, C. (1990). The costs of confusion: Non-monetary and monetary costs of the Emory University hospital wayfinding system. Atlanta, GA: Georgia Institute of Technology.

(6)Truelove, J., Sprague, C., & Colony, S. (2000). This way: Signage design for public spaces. Beverly, MA: Rockport.

(7)Passini, R., & Arthur, P. (1992). Wayfinding: People, signs and architecture. New York, NY: McGraw-Hill.

(8)Zhang, J. (2023). Part W: Wayfinding Guidelines. International Health Facility Guidelines © TAHPI.

(9)Zingale, S. (2014). Wayfinding for All: The Contribution of Semiotics. In I. T. Steffan (Ed.), Design for All - The project for everyone. Maggioli Editore.

(10)Lynch, K. (1960). The image of the city. MIT Press.

(11)Paivio, A. (1986). Mental representations: A dual coding approach. Oxford: Oxford University Press.

(12)J. Finkel, M. Karnik e B. Printz (2014). A Hospital’s Contemporary Art Collection: Effects on Patient Mood, Stress, Comfort, and Expectations. Herd Journal, 7 (3); 5 R. Roger (2009). Effects of viewing art on Health Outcomes. Putting patients first, pp. 141-143. 

(13)Shoemaker, L. K., Kazley, A. S., & White, A. (2010). Making the case for evidence-based design in healthcare: A descriptive case study of organizational decision making. HERD: Health Environments Research & Design Journal, 4(1), 56-88.

(14)J. Finkel, M. Karnik e B. Printz (2014). A Hospital’s Contemporary Art Collection: Effects on Patient Mood, Stress, Comfort, and Expectations. Herd Journal, 7 (3): pp. 60-77.

(15)Arehart M. State of the Arts: Touring the Cleveland Clinic. WKSU [Online]. 2018. Disponibile all’indirizzo: https://www.wksu.org/artsculture/2018-08-31/state-of-the-arts-touring-the-cleveland-clinic.

(16)Per più informazioni, vedi: Arts and Healing at Inova Schar Cancer (youtube.com).

Autore Carolina Zarrilli

È cultural designer e dottoranda in Medical Humanities e Welfare Polices. Il suo filo conduttore è la cura del benessere delle persone, che sia dietro un palco con Grato Cuore, Rosetum Jazzfestival, una cattedra alla Mohole School o una ricerca per ripensare la progettazione degli ambienti sanitari attraverso interventi artistici. Con Spaghetti Boost affronterà diversi temi sul binomio arte e santità in contesti internazionali e nazionali, proponendo come innovarlo concretamente.

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